Economia

Arretrati e pensione: cosa cambia per gli statali

Gli statali in pensione dal 2019 avranno gli arretrati. Mentre sullo smart working si continua a discutere

Arretrati e pensione: cosa cambia per gli statali

L'articolo 48 dell'accordo tra Aran, l'Agenzia che tratta per il governo i rinnovi, e i sindacati prevede che anche i dipendenti pubblici che sono andati in pensione tra il 2019 e il 2021 riceveranno gli arretrati del nuovo contratto delle Funzioni centrali.

Si era giunti a una pre-intesa qualche giorno prima di Natale, questa mattina verrà ufficializzato. Si legge nel nuovo contratto che i benefici economici saranno calcolati anche al personale cessato dal servizio ma con diritto alla pensione nel periodo di vigenza del contratto stesso. Per questo motivo, chi è andato in pensione dal 2019 al 2021 avrà diritto sia agli arretrati che al ricalcolo dell'assegno previdenziale e della buonuscita.

Inoltre, come riporta il Messaggero, il nuovo contratto per le Funzioni centrali che riguarda i dipendenti dei ministeri, delle Agenzie fiscali e degli enti pubblici non economici come Inps e Inail prevede aumenti lordi mensili che vanno da 85 a 117 euro. Dal momento, però, che il contratto è stato firmato alla fine del triennio di vigenza contrattuale, i dipendenti riceveranno gli arretrati. Questi oscilleranno tra i 970 e i 1.800 euro, a seconda dell'area dell'inquadramento. Per chi è andato in pensione verrà fatto un ricalcolo pro-quota che partirà dal primo gennaio 2019 fino alla data della pensione.

Smart working

Tra le novità del nuovo contratto degli statali, inoltre, vi è la regolamentazione dello smart working. I sindacati, vista la situazione contagi in Italia, chiedono il lavoro agile per le amministrazioni fino al 31 marzo 2022. Uno smart working al 100%. Favorevole a questa misura è il Movimento 5 Stelle il quale ha chiesto a Brunetta, ministro della P. A., di ripensarci. Da Palazzo Chigi però è stata ribadita la volontà di mantenere le regole attuali, le quali prevedono già un'ampia flessibilità alle amministrazioni per l'uso dello smart working.

Il criterio della prevalenza, spiega Brunetta, non va considerato come settimanale ma può essere anche mensile o semestrale. Ciò significa che volendo le amministrazioni possono lasciare per due o tre mesi i lavoratori a casa e poi far recuperare loro la presenza nei mesi successivi. "Il lavoro agile di massa non è più giustificato" ribadisce il Dipartimento della Funzione pubblica.

Questo perché "ci sono tutti gli strumenti, comprensivi di diritti e di tutele per i lavoratori e per gli utenti dei servizi pubblici, che garantiscono ampia flessibilità organizzativa alle singole amministrazioni".

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