Arriva la sprangata fiscale. Pronti i controlli dei Comuni

Il decreto Cura Italia stabilisce che fino al 31 agosto non si notificano ingiunzioni di pagamento. Ma i comuni posso comunque svolgere accertamenti

Arriva la sprangata fiscale. Pronti i controlli dei Comuni

La crisi morde famiglie e imprese, ma nessuna pietà arriva dai comuni. I controlli fiscali continuano. I comuni potranno, infatti, procedere anche nel periodo compreso tra l’8 marzo ed il 31 agosto (il periodo di stop per gli accertamenti fiscali decretati dal governo) alla formazione e notifica degli atti di accertamento esecutivo nei confronti dei contribuenti che non hanno pagato le tasse. Lo dice il ministero dell’Economia con una risoluzione dello scorso 16 giugno. L’ennesima batosta per i contribuenti. Proseguono quindi a ruota libera i controlli da parte degli enti locali, per i quali si applica però la sospensione dei termini di versamento. Capito bene? Un controsenso inquietante. Ma andiamo con ordine.

L’articolo 67 del decreto Cura Italia ha disposto la sospensione, dall’8 marzo al 31 agosto 2020, dei termini relativi alle attività di liquidazione, di controllo, di accertamento, di riscossione e di contenzioso, da parte degli uffici degli enti impositori, compresi quelli degli enti locali. Tuttavia, la sospensione prevista dal decreto governativo non ferma l’attività degli enti impositori, ma congela esclusivamente i termini di prescrizione e decadenza delle attività di controllo.

Si stabiliscono, quindi, il divieto di notifica delle ingiunzioni fiscali fino alla fine di agosto, ma si sottende il via libera agli accertamenti esecutivi dei comuni. C’è poi da analizzare quanto previsto dall’articolo successivo, il 68. La circolare del dipartimento delle Finanze recita: "Dispone, con riferimento alle entrate tributarie e non tributarie, la sospensione dei termini dei versamenti, scadenti nel periodo dall’8 marzo al 31 agosto 2020, derivanti dalle cartelle di pagamento emesse dagli agenti della riscossione".

Una sospensione che si applica anche alle ingiunzioni emesse dagli enti locali. Sotto la lente finiscono così i cosiddetti "avvisi di accertamento esecutivo". Sono quello strumento messo a disposizione degli enti locali a partire dal primo gennaio 2020 per velocizzare la procedura di recupero di tasse non versate. L’ultima legge di Bilancio, oltre a riformare le imposte locali introducendo la nuova Imu, ha modificato anche la procedura per la riscossione. Viene così concesso ai comuni il potere si emettere atti di accertamento esecutivo. Insomma, per essere chiari, il governo rinvia i termini di versamento delle imposte, ma non congela l’attività degli enti locali di eseguire controlli.

Questo perché l’atto di accertamento del comune rientra nella sospensione solo una volta divenuto esecutivo, con la conseguenza che gli enti locali e i soggetti affidatari non possono attivare procedure di recupero coattivo né adottare misure cautelari fino al decorso del termine (il 31 agosto). E per il contribuente è prevista la sospensione dei versamenti.

Un miscuglio di norme che comportano la possibilità per il comune di notificare gli atti di accertamento esecutivo anche durante il

periodo di stop. Un testacoda normativo. Una scelta schizoide che ha, come unica ambizione, quella di terrorizzare le famiglie di cittadini italiani già stremati dal lockdown e dalla successiva crisi economica.

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