Pierluigi Bonora
Lee Yae Yong, vicepresidente di Samsung, ha risposto presente al cda di Exor, di cui è componente, sulla semestrale. Resta da sapere se il potente manager coreano, una volta chiusi i lavori, ha discusso con l'ad di Fca (e vicepresidente non esecutivo di Exor) Sergio Marchionne e il presidente John Elkann dell'affare Magneti Marelli. L'operazione, seppur prevalga la tendenza di gettare acqua sul fuoco, è viva. Marchionnne, in un'intervista a Bloomberg Tv, si è lasciato sfuggire che «Samsung è un potenziale partner strategico», per poi raffreddare il tutto definendo «Magneti Marelli essenziale, anche se nel medio lungo termine il suo futuro sarà altrove». Lo stesso ad ha inoltre affermato che altri si sono fatti avanti per la società tecnologica della galassia Fca, senza però fare nomi.
L'impressione è che tra Fca e Samsung sia in corso una sorta di ping pong. «Tutte le ipotesi sono aperte», dice una fonte. E dal mercato c'è anche chi ipotizza, come riporta Bloomberg, che Magneti Marelli possa diventare una piattaforma comune per lo sviluppo di auto a guida autonoma, business che vede i principali gruppi del settore (ma non solo) riversarvi fiumi di investimenti. L'accordo siglato da Fca con Google, infatti, riguarda solo un centinaio di minivan Chrysler Pacifica su cui il colosso di Mountain View sperimenterà le proprie tecnologie sull'autonomous drive.
Un asse Torino-Seul, invece, permetterebbe a Fca e Samsung, che smania dalla voglia di entrare con la sua potenza di fuoco nel business delle quattro ruote, una forte accelerazione su tale fronte. Potrebbe essere questo il piano che ha in testa Marchionne, quello cioè di non cedere tout court le unità di business di Magneti Marelli (ai coreani fanno gola illuminazione, infotainment, telematica e centraline per i motori), ma di arrivare a un'intesa più «strategica». E a Samsung una soluzione del genere starebbe bene? I giornali di Seul parlano di 1 miliardo di dollari messo sul piatto da Lee Jae Yong per gli asset, rispetto a una valutazione complessiva di 3 miliardi da parte italiana.
Di sicuro, ieri, il manager coreano si è concentrato sui conti semestrali di Exor, la cassaforte di investimenti della famiglia Agnelli: utile consolidato in crescita a 430,3 milioni, mentre il net asset value (Nav) di 11.501 milioni di dollari evidenzia un decremento di 1.854 milioni (-13,9%) a causa delle quotazioni altalenanti dei principali asset, cioè Fca, CnhI e Ferrari. La variazione positiva nell'utile netto consolidato (211 milioni) deriva soprattutto dall'incremento della quota nel risultato delle partecipate (267,4 milioni, di cui 151,7 milioni relativi al primo consolidamento di PartnerRe) e dai maggiori dividendi incassati (16,6 milioni, di cui 16,1 milioni distribuiti da PartnerRe prima dell'acquisizione del controllo).
Il saldo della posizione finanziaria netta consolidata del Sistema Holdings è negativo per 3.605,6 milioni, con una variazione negativa di 4.942,4 milioni rispetto al saldo positivo di 1.336,8 milioni di fine 2015. A pesare è l'esborso per PartnerRe: 5.415,5 milioni. Giù i titoli: Exor -1,53%, Fca -1,7%.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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