«Tra Atlantia e Abertis operazione amichevole»

L'ad Castellucci: «Le eventuali nozze non porteranno alla cessione di asset come Cellnex»

Cinzia Meoni

Si stringono i tempi per un matrimonio italo-spagnolo nel settore delle infrastrutture. Dopo giorni di indiscrezioni Giovanni Castellucci, ad di Atlantia, di fronte agli azionisti chiamati a deliberare il bilancio 2016, ha parlato apertamente di una «operazione possibile con Abertis», un'operazione che, nelle parole del manager, vuole essere «ostinatamente friendly» e «win win» per le società coinvolte e soprattutto non deve pesare sulla struttura finanziaria del gruppo dei Benetton che ha chiuso il 2016 con un debito di 11,67 miliardi (Abertis ha debiti per 14 miliardi) pari a 3,1 volte il margine operativo lordo pari a 3,1.

Piazza Affari tuttavia rimane prudente: Atlantia ha perso il 2%, chiudendo la seduta a quota 22,14 euro, nonostante i dati relativi alla crescita del 3,1% del traffico autostradale nel primo trimestre del 2017.

«Vogliamo essere una soluzione, non un problema» - ha sostenuto Castellucci, che ha identificato in Criteria Caixa (principale azionista di Abertis al 2,5% del capitale) il proprio interlocutore. L'integrazione dovrebbe portare ad «accelerare sia l'ottimizzazione del costo del capitale sia la diversificazione internazionale» del gruppo e, assicura il manager, non metterà «a rischio le prospettive di crescita dei dividendi (la cedola approvata dall'assemblea sul 2016 si attesta a 0,97 per azione in crescita del 10,2% ndr)». Sul fronte dei prezzi l'ad non è entrato nei dettagli, pur definendo «fantasiose» le ipotesi circolate in Borsa.

Castellucci ha poi escluso che le nozze possano avere come conseguenza la cessione di asset importanti di Abertis, come Hispasat e Cellnex, su cui si era concentrata l'attenzione del mercato. A sostenere l'operazione potrebbe invece concorrere la cessione del 15% di Autostrade per l'Italia, controllata dal gruppo dei Benetton, da cui ci si aspettano 2,5 miliardi di introiti. «Con Abertis ci conosciamo da decenni, c'è reciproca fiducia. Le voci hanno comportato una accelerazione del processo, non rimarremo in una fase di incertezza»- ha concluso Castellucci. E, in effetti, dieci anni fa, si era già parlato di nozze tra i due giganti delle infrastrutture ma, sullo sprint finale, il progetto era stato bloccato da Antonio Di Pietro, ministro delle infrastrutture sotto il governo Prodi. Sul matrimonio sfumato che avrebbe portato l'espansione nel Nord Est italiano, quello con Save di cui Atlantia detiene il 22% del capitale, Castellucci ha infine ribadito che la partecipazione nel terzo polo aeroportuale italiano è e resta «un investimento finanziario». Nonostante le avance dei Benetton, Enrico Marchi, presidente di Save, ha preferito appoggiarsi ai fondi per la riorganizzazione del gruppo, percependo il colosso dei Benetton come concorrente.

Da Venezia, dove era in corso l'assemblea di Save, Marchi ha definito Deutsche Am e di InfraVia Capital Partners, con cui lancerà l'offerta sull'intero capitale del gruppo, «ottimi compagni di viaggio nell'ambizioso percorso di sviluppo del nostro sistema aeroportuale».

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