Giorni cruciali per l'aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro di Mps. L'ad Luigi Lovaglio è alla ricerca di investitori disposti a sottoscrivere i 900 milioni di euro della ricapitalizzazione che non verranno iniettati dal Tesoro, il cui contributo non può eccedere 1,6 miliardi per i vincoli in materia di aiuti di Stato. Il tema degli impegni di sottoscrizione ieri è stato oggetto di una riunione al ministero dell'Economia a cui hanno partecipato dirigenti del Tesoro, le banche del consorzio di pre-sottoscrizione e lo stesso Lovaglio. Il banchiere non avrebbe dato né numeri, né nomi sugli impegni e sulla copertura dell'aumento, confermando però la ferrea volontà di far partire l'operazione il 17 ottobre, secondo una tempistica strettissima che richiede l'approvazione del prospetto da parte della Consob, probabilmente giovedì prossimo, e l'esercizio della delega da parte del consiglio.
Secondo alcune indiscrezioni, le banche lamenterebbero di non avere indicazioni sulla copertura di un aumento molto rischioso alla luce della storia travagliata della banca e di un contesto di mercato difficile. Anche le trattative con Anima sulla rinegoziazione degli accordi commerciali nel risparmio gestito, da cui potrebbe scaturire una partecipazione all'aumento fino a 150-200 milioni da parte dell'asset manager, sembrano al momento impantanate. Il contributo del partner assicurativo Axa si starebbe invece restringendo attorno ai 100 milioni. Il Tesoro, invece, starebbe esercitando una moral suasion su casse previdenziali, fondazioni, banche e assicurazioni per creare una rete di sicurezza. Il sistema bancario sarebbe per lo più orientato a rifiutare la proposta, mentre il Fondo interbancario non può scendere in campo in base ai vincoli statutari. Possibile che un chip si raccolga dalle casse di previdenza e Fondazioni anche se i tempi per deliberare sono stretti. Nessun commento da Unipol e Generali, indicate come possibili «contributori», anche se per il Leone si tratterebbe di una inversione a U rispetto alla recente riduzione di una quota definita «non strategica».
Senza le risorse dell'aumento non possono essere finanziati i 3.500 esuberi messi a piano e architrave del progetto di rilancio messo a punto da Lovaglio. Su Mps si aprirebbe una fase di grande incertezza, in cui la palla passerebbe alla Bce.
Senza una proroga per l'esecuzione dell'aumento (al momento Mps rispetta i minimi di capitale), potrebbe essere necessario un nuovo soccorso dello Stato, con un nuovo burden sharing degli obbligazionisti. In Borsa Mps ha chiuso in calo dell'1,3 per cento.
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