Politica economica

Per le auto elettriche la festa è (quasi) finita

Bilanci in rosso: tassazione e addio benefici in alcuni Paesi. Linea dura anche in Svizzera

Per le auto elettriche la festa è (quasi) finita

Festa finita per le auto elettriche? Potrebbe esserlo, se si considera l'impostazione data allo sviluppo di questa mobilità da parte della Commissione Ue e dei governi dei singoli Paesi: maxi-incentivi all'acquisto, parcheggi gratuiti nelle città, ingressi liberi nelle zone a traffico limitato e sgravi fiscali vari. Si potrà continuare così alla luce degli attuali scenari (costi energetici, inflazione, dipendenza asiatica per le materie prime) e di un futuro che appare sempre più nebuloso per l'economia internazionale?

Mentre i costruttori continuano imperterriti ad annunciare produzioni solo di auto elettriche già molto prima del 2030, in forte anticipo sul 2035, anno che prevede lo stop alle vendite di vetture endotermiche nell'Ue, ecco arrivare i primi segnali di ritorno alla realtà: l'urgenza di intervenire sui buchi di bilancio in Paesi come la Norvegia, il Regno Unito e perfino il Giappone. A Oslo, per esempio, mancano all'appello quasi 2 miliardi di euro. In Norvegia l'auto elettrica rappresenta più del 70% delle vendite e, per sanare i conti, dal 2023 i possessori di queste vetture dovranno pagare l'Iva e anche il bollo. Si ipotizza, inoltre, di tassare i veicoli elettrici in base al peso. Anche a Londra e a Tokio si ragiona sul taglio ai benefit. Nel primo caso è già stato annunciato che dal 2025 la scure delle tasse si abbatterà pure sulle auto elettriche; nel secondo si valuta, invece, l'idea di un balzello legato alla potenza dell'automezzo a batteria.

C'è poi il recente caso svizzero dove, per risparmiare energia a causa di un inverno che si annuncia particolarmente rigido, si pensa a un «lockdown» per le auto elettriche, con delle eccezioni (lavoro, esigenze mediche, spesa). Ma anche endotermiche più lente (limite da 120 a 100 orari) per evitare sprechi di carburante.

E l'Italia? Da noi la penetrazione dei veicoli elettrici è ancora molto bassa (3,7% da gennaio a novembre 2022) rispetto a Germania e Regno Unito (entrambi oltre il 14%) e Francia (più del 12%).

Qualcosa, però, si muove pure nella Penisola. Ad Alessandria la giunta di sinistra ha comunicato che, dal 2023, per le auto elettriche non varranno più i permessi di transito e sosta nella Ztl. Stop anche ai parcheggi gratis. Una beffa per chi ha investito su questa motorizzazione. Ci saranno, così, più fondi per il trasporto pubblico e la sicurezza viaria.

«Se alcuni Paesi iniziano a tassare le elettriche come fossero auto a benzina - commenta Andrea Taschini, osservatore e manager automotive - è perché non solo vi è una inaccettabile disparità di trattamento tra cittadini, ma comincia a mancare parte del gettito fiscale. La logica impone che se l'auto a batteria fosse obbligatoria per legge, tutte le accise oggi imposte sui petroliferi (Iva e accise sui carburanti valgono, in Italia, 40 miliardi l'anno, ndr) verrebbero trasferite sull'energia elettrica perché i governi non potrebbero permettersi di perdere capitali in introiti.

Lo stesso ragionamento vale per i privilegi di accesso alle città e per le ricariche: non si può stare al freddo con le vetture elettriche che, intanto, prelevano illimitatamente kWh».

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