Leggo che negli ultimi dieci anni gli Usa hanno saputo gestire la crisi di oltre 500 istituti di credito con effetti trascurabili sull'economia reale; in primo luogo su imprese e risparmiatori. La vicenda Lehman Brothers è stata una frustata che ha risvegliato in quel grande Paese il sentimento di comunità, di bene comune che viene prima di tutto. Come è noto, anche le banche europee hanno attraversato stagioni molto buie e anche oggi non godono di buona salute. Il che preoccupa visto il drastico rallentamento dell'economia. Una cosa appare evidente, anche secondo il pensiero di Bankitalia: le norme europee di tutela del credito non hanno funzionato. Il pollice verso va soprattutto all'introduzione del bailin, il sistema di salvataggio delle banche che prevede di far ricadere le perdite su obbligazionisti e correntisti.
Quando venne presa la decisione di introdurre tale norma mi parve una mossa affrettata, più tattica che strategica; il voler riparare una vistosa foratura di una gomma con metodi approssimativi. Purtroppo ho avuto ragione: il rammendo non ha fatto che allargare il buco facendolo diventare una falla. Difficile tornare indietro. Bankitalia fa sapere che il bail in crea instabilità, colpisce la fiducia. Ogni Paese dell'Unione Europa in materia sembra procedere facendo da sé. In questo caso non vale il detto: chi fa da sé fa per tre. Il virus è presente ovunque e la cura per ora non pare efficace. Anzi, in molti casi è addirittura sbagliata. Il contagio non è più solo un rischio ma un'evidenza. Ragionare seriamente su come accompagnare fuori dal mercato le banche sull'orlo del fallimento deve essere il tema all'ordine del giorno.
Non basta dire che il bail in ha fallito. Servono regole nuove, facili da applicare e che tutti i Paesi facciano proprie. L'economia ha bisogno di stabilità finanziaria. Specie con i venti contrari che si annunciano.www.pompeolocatelli.it
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.