Banche in manovra per rimediare allo scandalo dei diamanti da investimento scoppiato nell'autunno dell'anno scorso. Una vicenda che a maggio si è tinta di giallo con la morte di Claudio Giacobazzi, presidente e ad di Intermarket Diamond Business (Idb) finita nel mirino dell'Antitrust, assieme alla Diamond Private Investment (Dpi), con l'accusa di pratiche commerciali scorrette. Il Garante guidato da Giovanni Pitruzzella ha inflitto sanzioni per oltre 15 milioni cumulativi ai due intermediari e a quattro istituti di credito con i quali operavano: Unicredit e Banco Bpm (per Idb); Intesa Sanpaolo e Monte dei Paschi (per Dpi). Il caso ha coinvolto 120mila piccoli risparmiatori per oltre 2 miliardi di euro investiti.
Gli istituti, «utilizzando il materiale informativo predisposto da Idb e Dpi», e con «la presenza del personale bancario agli incontri» tra i due venditori e gli acquirenti di diamanti» hanno dato «ampia credibilità alle informazioni contenute nel materiale promozionale delle due società, determinando molti consumatori all'acquisto senza effettuare ulteriori accertamenti», si leggeva nella nota diffusa dall'Autorità.
Dalle istruttorie che hanno coinvolto anche Guardia di Finanza e Consob era poi emerso che «le quotazioni di mercato erano i prezzi di vendita liberamente determinati dai professionisti in misura ampiamente superiore al costo di acquisto della pietra e ai benchmark internazionali di riferimento (Rapaport e Idex)» e «le prospettive di liquidabilità e rivendibilità erano unicamente legate alla possibilità che il professionista trovasse altri consumatori all'interno del proprio circuito».
Dpi ha presentato ricorso davanti al Tar del Lazio che ha congelato il pagamento della multa e fissato per il 17 ottobre la discussione nel merito del ricorso. Secondo l'Antitrust però, a più di otto mesi dalla comunicazione della sanzione «la documentazione predisposta da Dpi per informare i consumatori e presentare, direttamente o attraverso i funzionari delle banche convenzionate, la propria offerta commerciale, appare complessivamente insufficiente ad assicurare una corretta informazione circa i rischi che comporta questa forma di impiego del risparmio e l'incertezza dei rendimenti prospettati». Nell'adunanza dello scorso 13 giugno il garante ha quindi avviato il procedimento per un'eventuale nuova sanzione ancora da quantificare (sulla base delle condizioni economiche della società) ma che può oscillare dai 10mila euro ai 5 milioni.
Nel frattempo, risparmiatori e associazioni sono scesi in pressing per ottenere il rimborso dei capitali investiti in diamanti. «La situazione è tale da suggerire, ai clienti che non lo avessero ancora fatto, il ritiro dei diamanti come evidenziato un anno fa», sottolinea Anna D'Antuono, avvocato dell'Aduc (l'associazione per i diritti degli utenti e consumatori). Le banche sono dunque corse ai ripari. Intesa Sanpaolo è stata la prima a muoversi per rimborsare tutti i clienti che reclamano. Il Monte dei Paschi ha deciso di seguire la stessa strada nel mese di aprile ma le operazioni di rimborso stanno procedendo molto a rilento, aggiunge l'Aduc, perché l'istituto senese sta attrezzando un'agenzia in ciascuna area per il ritiro e la custodia dei diamanti, e soltanto dopo procederà coi rimborsi. Anche Unicredit sta rimborsando con la procedura prevista da Mps e Intesa. Banco Bpm, secondo l'associazione, è invece rimasta l'unica a non decidere di rimborsare tutti. Le quattro banche sanzionate dal Garante non sono le uniche ad aver stretto accordi commerciali con Idb e Dpi.
Ci sono altri istituti come Unipol Banca, Cassa di Risparmio di Cento ed altre minori, incluse alcune banche di credito cooperativo. Senza dimenticare i clienti che hanno comprato direttamente dalla Idb e dalla Dpi tramite agenti di vendita o procacciatori di affari.
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