Digerita la grande abbuffata dei bilanci 2016 delle banche italiane - venerdì è stata la volta della neonata Banco Bpm (1,6 miliardi di perdite), di Carige (-297 milioni) e di Ubi Banca (-830 milioni), tutte e tre alle prese con pesanti svalutazioni e pulizie di bilancio - da domani l'attenzione di Piazza Affari tornerà a concentrasi sul maxi-aumento di capitale da 13 miliardi di Unicredit e sul destino del Monte Paschi.
Il titolo Mps, salvato dallo Stato con piano da 8,8 miliardi ancora oggetto di negoziato con la Vigilanza europea, è infatti sospeso dal listino dallo scorso 22 dicembre ma ha tempo solo fino al 28 febbraio per salvare il suo posto tra le Blue Chip dell'indice Ftse Mib.
I bilanci delle banche italiane contengono però sopratutto la conferma di come il grande problema del settore restino le sofferenze: 300 miliardi circa lo stock lordo. Un nodo cui sono connessi anche i costi sostenuti dal sistema lo scorso anno per alimentare il Fondo Atlante, che poi ha salvato dal bail-in Veneto Banca e Popolare Vicenza. Da qui le grandi pulizie che hanno appunto contributo a mandare in rosso buona parte degli istituti di credito nel 2016: quasi 18 milioni la perdita complessiva solo dei primi cinque gruppi, con l'eccezione di Intesa Sanpaolo che ha invece chiuso lo scorso anno in utile per 3,1 miliardi.
Per capire il clima complessivo che si respira nelle sale operative basta dare un'occhiata all'indice di settore: il Ftse Italia banche, che se a sei mesi mostra un recupero del 14,4%, negli ultimi 30 giorni ha ripiegato dell'8,7% riportandosi sotto i valori di un anno fa (-37,5% laperformance a due anni).
Bilanci, quelle banche, comunque già zavorrati dai costi per il salvataggio di fine 2015 di Banca Etruria, CariChieti, Banca Marche e CariFerrara tramite il fondo di risoluzione. Le prime tre sono finite a Ubi per un solo euro, Ferrara dovrebbe invece essere acquisita da Bper.
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