Economia

Il Banco vara l'aumento che non spaventa la Borsa

Ok dei soci alla ricapitalizzazione da un miliardo, non temuta come quelle delle venete

Il Banco vara l'aumento che non spaventa la Borsa

La fusione di Banco Popolare con Bpm è da ieri più vicina: gli azionisti riunitisi a Verona hanno votato alla (quasi) unanimità (oltre 18 mila voti favorevoli, 120 contrari, 27 astenuti) l'aumento di capitale: una dote da un miliardo necessaria per convolare a nozze. È un passaggio obbligato imposto dalla Bce - come hanno rimarcato il presidente del gruppo, Carlo Fratta Pasini, e l'ad, Pier Francesco Saviotti - e gli azionisti l'hanno accolto e approvato.

«L'aumento di capitale è la conditio sine qua non posta dalla Bce per realizzare la fusione con Bpm» ha detto Saviotti, secondo il quale da questo punto di vista «Banco Popolare e Bpm non è la coppia dell'anno ma la coppia del decennio: la più importante operazione di integrazione dopo la fusione Intesa San Paolo. Una volta a regime - ha aggiunto - potrà eguagliare i successi di Intesa San Paolo».

L'iter per il matrimonio, avviato il mese scorso, si concluderà a novembre, quando Bpm-Banco saranno un'unica società per azioni. Alla guida della quale non ci sarà Saviotti: «Mi dispiace non essere più alla guida di quello che sarà questo gruppo, ma d'altra parte nasce la terza banca italiana, una banca del futuro e non deve essere gestita da un signore che compie 74 anni. Sarei contento di vedere cosa succede nella nuova banca, ma lascio la gestione all'ad di Bpm, Giuseppe Castagna, che, affiancato dai nostri top manager De Angelis e Faroni, non potrà che portare questo terzo gruppo a successo». Saviotti peraltro ha tenuto a sottolineare che la posizione patrimoniale del Banco «è forte. Con l'aumento di capitale da un miliardo il Cet1 del Banco salirà al 14,6%».

La struttura dell'operazione avverrà per fusione propria, ossia attraverso la costituzione di una nuova società (Newco) e la sua contestuale trasformazione in Spa. Il gruppo avrà 4 milioni di clienti e 2.500 filiali, un totale attivo di 171 miliardi , con una raccolta diretta pari a circa 120 miliardi a fronte di impieghi stimati in 113 miliardi, mentre la raccolta indiretta ammonterà a circa 105 miliardi, di cui 56 miliardi gestita.

«Sarà il terzo gruppo italiano - ha tenuto a sottolineare Saviotti - con una quota di mercato superiore all'8%, e una quota di mercato nel Nord Italia dell'11%. Un gruppo - è stato evidenziato - con leadership di mercato nelle regioni più ricche del Paese: primo in Lombardia (con il 15,5% del mercato), terzo in Piemonte, Veneto e Toscana, secondo in Liguria, quarto in Emilia Romagna. E la leadership in province strategiche come Milano, Verona, Novara, Bergamo, Lodi, Lucca. La tempistica della fusione prevede queste tappe: entro metà maggio l'approvazione del piano industriale da parte dei rispettivi Cda, quindi la presentazione dell'istanza all' Autorità di vigilanza e la successiva presentazione ai mercati. Entro fine luglio la presentazione ai Cda del progetto di integrazione, poi - entro 90 giorni - il rilascio delle autorizzazioni da parte dell'Autorità. Tra fine settembre e inizio ottobre le Assemblee straordinarie dei soci per l'approvazione della fusione, la trasformazione in Spa e lo statuto della Nuova Capogruppo.

A novembre, l'atto di fusione.

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