Siccome non ho la memoria corta quando leggo che Generali, per bocca del suo amministratore delegato Philippe Donnet, ritiene ancora possibili per il gruppo di Trieste operazioni di sistema beh, qualche motivo di preoccupazione mi sovviene. E genera più di un punto interrogativo sul presente ma soprattutto sul futuro del colosso assicurativo. Le operazioni di sistema, purtroppo, sono sempre state la causa di distrazione dal proprio core business. Investimenti sbagliati che hanno lasciato il segno. Minimizzarne l'impatto negativo non aiuta alla comprensione del problema.
Aver partecipato alle partite di Alitalia, del fondo Atlante 1, di Mps (per parlare solo dei guai nazionali) non si può dire che siano stati buoni affari. Per rimanere alle operazioni più eclatanti di Generali. Crescere è sempre una priorità, specie per un nome della finanza di quel calibro. Tuttavia, visto che i denari per scialacquare non ci sono (insomma, non c'è abbondanza), converrebbe concentrare gli sforzi nel presidio dei territori più familiari. E non seguire l'onda del pensiero mainstream. Che porta il ceo di Generali a dire al Corriere (24 luglio 2017), a proposito del pronto soccorso del Leone: «L'abbiamo fatto e siamo felici che oggi ci sia una soluzione per le banche venete e una soluzione di Stato per Mps, perché siamo usciti dall'incertezza». Ma c'è modo e modo di uscire dall'incertezza. Non credo che quella messa in pratica dagli interpreti sia un'uscita di cui farsi vanto. Perché l'incertezza rimane tutta.
Tanto che in Europa seguono le vicende finanziare italiane con la consueta preoccupazione, al di là di qualche frase di circostanza rassicurante. Ribadisco: le operazioni di sistema sono partite molto rischiose. La storia insegna. Concentriamoci, piuttosto, su una riforma complessiva del sistema. Un gioco al rialzo alla luce del sole!www.pompeolocatelli.it
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