Basta regali agli speculatori

In economia le criticità conviene affrontarle dal lato positivo. Penso all'eurozona. Che il «collegio» a trazione tedesca abbia sfavorito il sistema Italia è una realtà. Ne abbiamo patito tutti. Tuttavia, prendersela solo con Merkel e affini, non aiuta. Non dimentichiamoci che al tavolo negoziale dove si è stipulato il trattato eravamo seduti anche noi. E non certo da sudditi. Se altri ne hanno beneficiato mentre l'Italia non è riuscita a mantenere il passo, questo ci porta ad esprimere giudizi poco lusinghieri sulle scelte della nostra politica. Neppure il quantitative easing è servito. L'erogazione continua di liquidità della Bce è finita nel cul de sac dell'italico immobilismo. La colpevole disaffezione al bene comune ha impedito che quei denari affluissero all'economia reale. Questo ha generato insoddisfazione e problemi. Il punto di svolta verrebbe dall'uscita dall'euro? Se ne parla. E lo comprendo. Ma adesso mi sembra troppo tardi per uscirne senza patire sofferenze.

Il governatore Draghi ha scritto che se un Paese abbandonasse la moneta unica i crediti e le passività della sua Banca centrale nei confronti della Bce dovrebbero essere per intero regolati. Oltre 350 miliardi da restituire. Per non parlare di problemi seri legati alla svalutazione che potrebbe portare ad un aumento dei prezzi. Con danni evidenti al reddito pro capite. Senza trascurare la svalutazione del nostro debito pubblico con conseguente corsa alla vendita degli investitori stranieri. Dalla nostra uscita dall'euro ci guadagnerebbero gli speculatori di mestiere. Piuttosto si faccia pressione sull'Europa per rinegoziare tutto.

Ma per risultare credibile l'azienda Italia deve avviare un programma almeno ventennale per rimettersi a posto. E se anche questo non servisse allora sì che bisognerà togliere il disturbo: euro addio. Con anni duri e un futuro molto complicato per le prossime generazioni.

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