Cinzia Meoni
Parte stamattina il primo e cruciale passaggio dell'articolato piano di salvataggio di Carige con la conversione di quattro emissioni obbligazionarie subordinate per 510 milioni di euro nominali complessivi, che dovrebbe chiudersi a inizio novembre. Ai titolari di bond, tra cui Generali (per 80 milioni circa su una emissione da 160), Intesa Sanpaolo e Unipolsai sarà proposto uno scambio con bond senior, a un prezzo in linea con quanto espresso dal mercato. Il che significa meno della metà circa del capitale investito.
L'esito è tutt'altro che scontato, tanto che, come ha riportato ieri l'ad Paolo Fiorentino nel corso dell'assemblea degli azionisti riunita ai Magazzini del Cotone di Genova, l'autorità di vigilanza della Bce ha ribadito che: «Se l'impatto positivo dell'operazione di Lme (ovvero la prevista conversione di titoli subordinati) non risultasse in linea con quanto rappresentato all'Autorità di vigilanza, la banca dovrà presentare un piano di rafforzamento patrimoniale entro il 31 marzo 2018». Di fatto Francoforte avvisa che potrebbero non essere sufficienti i tre passi previsti dal piano di salvataggio di Fiorentino: la conversione dei bond, la cessione di asset in corso e la ricapitalizzazione da 560 milioni di euro approvata ieri dall'assemblea e pari a tre volte circa l'attuale capitalizzazione di Carige. E sull'aumento la Bce è stata chiara: dovrà avvenire entro fine anno.
«È un momento difficile ma è un passaggio obbligato, andiamo avanti con fiducia e affrontiamo queste prossime settimane che saranno cruciali» ha dichiarato Fiorentino per poi proseguire sostenendo che: «Adesso dobbiamo lanciare ufficialmente l'operazione sugli Lme, ovvero la ristrutturazione dei nostri subordinati che precederà l'aumento di capitale che se, come spero, andrà bene darà molta fiducia anche all'aumento stesso».
Le incognite non mancano già in questa prima fase relativa alla conversione di bond subordinati in partenza questa mattina. I malumori già filtrati da Generali hanno avuto come primo effetto quello di convincere Fiorentino ad abbandonare l'idea iniziale di prevedere la conversione obbligatoria dei bond in azioni. Carige peraltro convocherà ad ottobre (a conversione in corso) le assemblee degli obbligazionisti: se sarà presente il 25% del capitale e voterà a favore il 75% di questi, la conversione diventerà obbligatoria. In caso contrario l'intero salvataggio potrebbe fallire.
La posta è elevata, considerando che tra conversione, ricapitalizzazione e cessioni di attività, Fiorentino vuole arrivare a raccogliere un miliardo da destinare al rafforzamento patrimoniale di Carige. La Bce tiene alta la guardia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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