
La Banca centrale europea ha tagliato nuovamente il costo del denaro di 25 punti base, portando il tasso sui depositi al 2% a partire dall'11 giugno. Una decisione attesa dai mercati, che tuttavia hanno reagito con cautela dopo le parole della presidente Christine Lagarde. Pur ribadendo di non voler «vincolarsi a un particolare percorso», Lagarde ha lasciato intendere che il ciclo dei tagli potrebbe subire una pausa. «Siamo attualmente ben posizionati per navigare le incertezze dei prossimi mesi», ha dichiarato, segnalando una possibile fase di attesa prima di ulteriori interventi.
Una posizione definita da molti analisti come un taglio da falco: una misura espansiva, accompagnata però da un messaggio prudente. La stessa Lagarde ha ammesso che la decisione è stata presa con un consenso «molto ampio», ma non unanime. Le nuove previsioni macroeconomiche della Bce mostrano una crescita del Pil per l'Eurozona dell'1,1% nel 2026 e dell'1,3% nel 2027, mentre l'inflazione attesa è rivista al ribasso: si stima al 2% nel 2025, 1,6% nel 2026, e di nuovo al 2% nel 2027. La banca centrale ha sottolineato che le prossime mosse seguiranno un approccio data driven, valutando la situazione di volta in volta.
Tra i temi toccati in conferenza stampa, anche la possibilità di un rafforzamento del ruolo internazionale dell'euro, un'opportunità da cogliere secondo Lagarde, ma non garantita. Serviranno, ha detto, «decisioni molto consistenti» per completare l'unione dei mercati dei capitali e rafforzare la fiducia nell'Europa come luogo per investire.
Sul fronte dei mercati, la giornata si è chiusa con segni misti. Milano si distingue con un rialzo dello 0,74% (Ftse Mib a 40.379 punti), trainata dal comparto bancario sotto i riflettori per possibili operazioni di M&A. Più caute Parigi (-0,18%) e Londra (+0,11%), mentre Francoforte è avanzata dello 0,19%. L'iniziale entusiasmo per il taglio è stato smorzato dall'indicazione che altri interventi potrebbero tardare, riducendo le scommesse su un allentamento rapido della politica monetaria. Tuttavia, nella parte finale della seduta, gli indici hanno recuperato terreno.
Secondo Konstantin Veit di Pimco, il tasso terminale stimato dal mercato intorno all'1,75% «sembra ragionevole». Pimco prevede una pausa a luglio e un nuovo taglio a settembre. Posizione condivisa da altri osservatori come Valentin Bissat (Mirabaud AM), che ipotizza un tasso sui depositi all'1,5% entro fine anno, e Antonio Cesarano (Intermonte), secondo cui «un ulteriore taglio è prezzato con probabilità dell'80-90% non prima di settembre». Più prudente Nadia Gharbi (Pictet WM), secondo cui il tono di Lagarde «indica che ci stiamo avvicinando alla fine del ciclo», lasciando intendere che ogni passo sarà calibrato.
Intanto, il taglio della Bce si trasmette ancora con lentezza all'economia reale. Secondo la Fabi, il Taeg medio sui mutui è sceso solo di 118 punti base rispetto al picco del 2023, contro un calo dei tassi Bce di 250 punti base. Il risparmio effettivo per le famiglie si traduce, per ora, in poche decine di euro al mese. Fabi e Codacons stimano un risparmio annuo compreso tra 156 e 324 euro, a seconda del tipo di mutuo. Secondo Facile.it e Mutui.it, iniziano ad apparire offerte a tasso variabile più convenienti dei fissi, ma le banche mantengono spread elevati: 65 punti base per i variabili contro 30 per i fissi.
«Serve uno sforzo condiviso per trasferire davvero i benefici all'economia reale», ammonisce Lando Sileoni segretario generale Fabi, auspicando una regia politica e bancaria per sostenere famiglie e investimenti. Lo sguardo ora è rivolto al prossimo Consiglio direttivo del 23-24 luglio, in cui la Bce dovrebbe mantenere invariati i tassi.