Beffa sulle pensioni per milioni di italiani. Secondo i piani del governo lavoreremo di più per percepire lo stesso importo. Dal prossimo anno infatti le quote contributive della pensione saranno più basse rispetto al passato. La novità arriva col decreto del ministro Giuliano Poletti dello scorso 22 giugno. Di fatto col contributivo i contributi versati dal lavoratore e dal datore di lavoro nel corso del tempo (cosiddetto montante) che al momento del pensionamento diventa quota di pensione attraverso l’applicazione di coefficienti di trasformazione legati all’età posseduta dal lavoratore. Sul sistema contributivo hanno un peso importante i coefficienti. Sono rimasti invariati dal 1996 fino al 2009. Poi, come ricorda il Sole 24 Ore, la riforma Damiano ha previsto la revisione dei coefficienti per il triennio 2010/2012 e successivamente la manovra estiva 2010 ha tarato i coefficienti sulla speranza di vita.
Così dal primo gennaio 2016 saranno applicati i nuovi coefficienti per circa 3 anni, fino al 2018. Dal 2019 gli incrementi alla speranza di vita passeranno da triennali a biennali e, di conseguenza, anche i coefficienti di trasformazione saranno adeguati con la stessa periodicità. I nuovi coefficienti saranno applicati indistinatmente con l'inizio del nuovo anno e verranno riferiti alla data in cui si fa richiesta per la pensione. L'impatto sull’importo di pensione è davvero contenuto, almeno per chi è soggetto al sistema misto. Un soggetto che a novembre compie 67 anni e ha un montante accumulato di 200mila euro, avrebbe una quota contributiva di pensione pari a 11.652 euro, mentre a gennaio 2016 (fermi restando l’età e il montante accumulato) scenderebbe a 11.400 euro annui lordi.
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