Berlino mette la Grecia spalle al muro

Il socialista Venizelos rinuncia a formare il governo. Schaeuble: "Avanti anche senza Atene"

Berlino mette la Grecia spalle al muro

Ormai siamo al «dentro o fuori». Non c’è una terza alternativa, né un piano di emergenza pronto alla bisogna per tenere ancora insieme tutti i pezzi. Adesso l’Europa mette definitivamente la Grecia alle strette, senza più condizionamenti diplomatici. Rien ne va plus, il tempo è quasi scaduto. Si spera ancora nella miracolosa composizione di un governo capace di non far carta straccia degli accordi faticosamente stipulati a Bruxelles, anche se il leader del Pasok, Evanghelos Venizelos, ha gettato ieri sera la spugna dopo aver fallito nel tentativo di mettere assieme una coalizione. Un disastro annunciato.
Mentre lo spettro delle elezioni anticipate è sempre più incombente, un appuntamento destinato quasi certamente a non risolvere l’ingovernabilità del Paese, scatta la controffensiva di Berlino. Affidata a un noto «falco» come il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble: «L’euro zona potrebbe andare avanti anche senza la Grecia», ha detto.
Parole come piombo, appena addolcite da quel «spero che ciò non accada», ma subito rafforzate dall’intervento del ministro degli esteri tedesco, Guido Westervelle, davanti al Bundestag: «Senza riforme, basta aiuti alla Grecia». Chiudere i rubinetti finanziari significherebbe bancarotta, con tutte le conseguenze del caso non ancora facilmente calcolabili. È però evidente che nelle capitali ormai viene tutt’altro che esclusa l’ipotesi di un’uscita dal club della moneta unica di Atene. Anzi. Per i banchieri centrali di Eurolandia è già materia di studio, di riflessioni sul possibile effetto domino. «Ne abbiamo discusso», ha ammesso Per Jansson, vicegovernatore della Riksbank, la Banca centrale svedese. «Sarei molto attento a ipotizzare - ha comunque aggiunto - che si tratti di un processo indolore, senza conseguenze».
Rispetto a due anni fa, Eurolandia si sente più forte e più in grado di contrastare la probabile onda d’urto dell’abbandono ellenico. Lo stesso Schaeuble ha fatto riferimento ai «sistemi di protezione» implementati nell’ultimo biennio, con riferimento particolare ai firewall salva-Stati. Resta aperto, però, l’interrogativo se la dotazione del fondo Esm di 800 miliardi sia sufficiente in caso di un fall out provocato dalla rottura delle sacre tavole di Maastricht. Fitch ha già messo le mani avanti, spiegando che le implicazioni per l’Eurozona di un addio della Grecia sono «altamente incerte» e dipenderanno da come ciò accadrà e dalla risposta della politica europea. Se Atene alzerà bandiera bianca, l’agenzia di rating metterà con buona probabilità sotto osservazione con prospettive negative il rating dei restanti Paesi di Eurolandia. Ma per chi come l’Italia è già sottoposto ad outlook negativo, si profila un declassamento.
Le nuvole nere sopra i cieli d’Europa sono dunque parecchie, anche se ieri le Borse hanno tutto sommato tenuto (+0,3% Milano) nonostante le stime della Commissione Ue abbiano confermato che il 2012 sarà un anno di recessione. Si guarda anche con interesse al G8, in calendario nel prossimo weekend in una situazione politica profondamente cambiata in Francia e anche in Russia.
La situazione in Grecia non ha comunque condizionato l’asta con cui ieri il Tesoro ha piazzato 10 miliardi di Bot a tre e 12 mesi registrando una domanda doppia rispetto all’offerta.

La buona notizia è soprattutto il calo drastico dei tassi: i titoli annuali, 7 miliardi in totale, sono stati collocati a un tasso del 2,34%, in calo di mezzo punto rispetto all’emissione precedente; i tre mesi, per 3 miliardi complessivi, hanno visto i rendimenti scendere allo 0,865% dallo 0,384% dell’ultima asta. Come da previsioni, spiegano gli operatori, c’è stata una forte presenza delle banche, mentre i risparmiatori sono rimasti più defilati.

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