«Mi scuso con i soci che hanno subito perdite ma l'eredità che ci hanno lasciato era pesante». Lo dice il presidente Franco Bernabè nel giorno dell'assemblea Telecom, sei ore e mezza di incontro con presente il 44% del capitale e culminata con l'approvazione del bilancio. Una riunione molto partecipata, dove le critiche non sono mancate, soprattutto per quella lenta ma inesorabile discesa del titolo in Borsa. Il presidente ha comunque parlato delle operazioni che sono al momento allo studio che rappresentano «importanti opportunità». Ossia la possibile fusione con «3 Italia» e lo scorporo della rete.
Per Bernabè la prima è un'operazione dove ci sono elementi positivi e sinergie industriali. Altri vantaggi arriverebbero dallo sviluppo della rete dopo lo scorporo della stessa grazie alle «risorse finanziarie» della Cassa depositi e prestiti. L'integrazione con «3» darebbe dunque luogo a riduzioni di costo in termini di strutture commerciali e di sviluppo delle reti Lte e beneficiando di bacini di clientela complementari. «In questo modo - ha aggiunto il presidente - Telecom farebbe da apripista al consolidamento delle reti mobili su scala europea». Ogni decisione su questo fronte toccherà però al cda. «C'è un comitato - ha detto Bernabè - che si farà carico di valutare se meriti proseguire la discussione. Io ritengo che ci possano essere elementi positivi, ma deciderà il consiglio». In parallelo, la partnership con la Cassa depositi e prestiti sulla rete consentirebbe «una significativa accelerazione dei piani di sviluppo delle reti di nuova generazione previsti nel piano industriale di Telecom».
In realtà su entrambe le operazione pesano valutazioni economiche non semplici. Le attività di «3», complice il continuo calo delle tariffe e i forti sconti applicati per andare a caccia di nuovi abbonati, sono in leggero utile o forse anche in perdita a seconda di come vengono utilizzati alcuni criteri contabili. Il gestore Umts insomma non varrebbe 2 miliardi di euro se valutato con criteri di bilancio, cifra che potrebbe comunque raggiungere valutando tutti gli asset, ossia le frequenze dato che la rete trasmissiva è stata già conferita a Ericsson. In caso di valutazione minima la controllante di «3», Hutchison Whampoa, che ha dichiarato di voler rilevare la quota di maggioranza della società dai soci italiani di Telco, dovrebbe sborsare, per arrivare almeno al 12%, circa 2 miliardi di euro. Alla fine i cinesi potrebbero governare Telecom in collaborazione con Telefonica che ha circa il 10% della società. Sul fronte delle rete fissa poi le valutazioni tra Telecom e Cdp, che dovrebbe rilevarne una quota, sono molto difformi. Per l'ex monopolista infatti la sua rete potrebbe valere fino a 15 miliardi di euro per Cdp intorno ai 7. Quanto alla governance, dopo le critiche della Findim di Marco Fossati, primo azionista dopo Telco con il 4,9% ma non presente in assemblea, Bernabè ha garantito la volontà di valutare modifiche allo statuto per una maggiore rappresentatività delle minoranze. Richiesta a cui si è associata Asati, l'associazione dei piccoli azionisti.
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