Cosa spinge un signore di 84 anni, il secondo uomo più ricco d'Italia e già a capo di un colosso mondiale dell'occhialeria, a scuotere all'improvviso la galassia che ruota attorno a Mediobanca, Generali e Unicredit? È questa la prima domanda da porsi per capire quale impatto avrà l'ultima mossa del presidente di EssilorLuxottica Leonardo Del Vecchio, che in una manciata di giorni si è portato al 6,9% dell'istituto di Piazzetta Cuccia. Che a sua volta è azionista, con il 13%, delle Generali (ma deve scendere al 10%) di cui lo stesso Del Vecchio possiede il 4,9%.
«Ho sempre odiato dipendere da altri, ho paura di un futuro condizionato da altri», ha ripetuto più volte il fondatore di Luxottica. Il cda di Mediobanca scade tra poco più di un anno, mentre il 28 ottobre si terrà l'assemblea di bilancio e il 12 novembre l'ad Alberto Nagel presenterà l'aggiornamento del piano strategico. Con questo blitz «fatto in casa», ovvero senza la consulenza di un broker esterno, che gli è costato 580 milioni, Del Vecchio diventa il terzo azionista dopo Unicredit (all'8,8%) e il gruppo Bollorè (al 7,8%). Può dunque far contare e pesare al tempo stesso le sue azioni. Senza dipendere troppo dalle decisioni di altri.
Di certo le munizioni non mancano alla sua holding lussemburghese Delfin, che controlla il 32,74% di EssilorLuxottica e ha rastrellato i titoli Mediobanca, ha chiuso il 2018 con un risultato netto di 331 milioni, in flessione del 10% rispetto ai 369 milioni del 2017 (che però ha fatto incassare a Del Vecchio, quale usufruttuario, un dividendo di 110 milioni quasi raddoppiato rispetto al 2017). Il braccio finanziario dell'imprenditore veneto può contare su 22,2 milioni di liquidità e un attivo totale di 9,6 miliardi.
In molti fanno inoltre notare che l'investimento in Mediobanca corrisponde più o meno alla fiche che Del Vecchio voleva mettere sul tavolo dello Ieo, l'Istituto europeo di Oncologia, e poi ritirata a gennaio dopo un lungo braccio di ferro proprio con Mediobanca (primo socio del polo sanitario milanese) che ha visto il patron di Luxottica appoggiato da Unicredit. Ma in Piazza Affari si continua a immaginare un altro film: con un proprio rappresentante nel cda di Piazzetta Cuccia, al rinnovo previsto fra un anno, il nuovo socio Delfin potrà pesare di più anche sulle scelte in Generali, che ha rinnovato senza grandi variazioni il board la scorsa primavera in base alla lista messa a punto da Mediobanca senza coinvolgere i soci privati (Caltagirone e i Benetton) per evitare di andare incontro a rilievi su un concerto. Non a caso la reazione del mercato si è concentrata sul titolo della compagnia triestina che ha guadagnato l'1,01% mentre Mediobanca è salita dello 0,71% e Unicredit ha segnato un +0,18 per cento.
Gli analisti di Equita non si attendono una mossa ostile di Unicredit su Mediobanca perché modificherebbe in modo rilevante gli assetti di governance del gruppo guidato da Jean Pierre Mustier. Il banchiere francese, in attesa dell'arrivo di un nuovo presidente al posto del compianto Fabrizio Saccomanni, a dicembre presenterà il nuovo piano industriale e il mercato si aspetta finalmente qualche novità sul fronte di eventuali fusioni o acquisizioni a livello europeo.
Finora Mustier ha fatto cassa, cedendo immobili e società controllate come Fineco: quale assetto darà all'istituto di piazza Gae Aulenti e quale rapporto vorrà avere con Mediobanca, sin qui definito un investimento strategico, piuttosto che con le Generali? Forse potrà chiedere qualche consiglio a un navigato ottantaquattrenne.
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