MilanoLa commedia del processo Unipol-Bnl celebra ieri il suo ultimo atto con una sentenza della Cassazione che fa finta di riaprire i giochi: e invece avvia l'intera storia della scalata dell'assicurazione rossa alla Banca nazionale del lavoro sulla strada più innocua, quella della prescrizione.
Vengono annullate le assoluzioni pronunciate in appello, a partire da quella del governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio (nella foto). A Milano si dovrà celebrare un nuovo processo d'appello, per stabilire se l'impresa di Unipol fu solo farina del sacco di Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, rampanti manager di Unipol o se al loro fianco si sia mossa, in nome della difesa della «italianità» di Bnl, una cordata che aveva nel vertice di Bankitalia il suo referente istituzionale ma che abbracciava trasversalmente partiti e lobby.
Quest'ultima era la interpretazione del caso che diedero nell'ottobre 2011 i giudici di primi grado: anche se non poterono valutare il coinvolgimento nella scalata dei Ds, i principali sponsor di Unipol, che invano il giudice preliminare Clementina Forleo avrebbe voluto vedere sul banco degli imputati. E per questo gliene accaddero di tutti i colori.
In primo grado insieme a Consorte, Sacchetti e Fazio vennero condannati anche i «contropattisti», braccio operativo della manovra per tenere Bnl in Italia: Francesco Gaetano Caltagirone, Stefano Ricucci, Danilo Coppola e soci. In appello, nel maggio scorso, Fazio e i contropattisti, nonché l'attuale numero uno di Unipol Carlo Cimbri, vennero assolti in blocco, cadde l'accusa di aggiotaggio, e Consorte e Sacchetti furono gli unici a restare col cerino in mano. Diversamente da quanto accaduto per la speculare vicenda della scalata di Popolare Lodi a Antonveneta, la vicenda Bnl venne ridimensionata a poco più che una irregolarità formale: un comunicato un po' ardito, una telefonata di troppo. Consorte viene condannato per avere avvisato Piero Fassino della conquista di Unipol: ma del coinvolgimento dei Ds nel processo non c'è traccia.
Ora si torna in aula, per verificare se davvero Unipol fece tutto da sola. Ma il nuovo processo d'appello sarà poco più che simbolico: perché al più tardi a metà gennaio, e comunque prima ancora che la Cassazione depositi le sue motivazioni, le accuse saranno prescritte, e ai giudici non resterà che prenderne atto.
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