Bonifici addio, con Jiffy basterà mandare un sms

Il gruppo Ubi lo ha lanciato in febbraio, Cariparma lo ha annunciato a giugno, Intesa partirà in luglio, imminente Mediolanum. Sono 13 i gruppi bancari che hanno deciso di utilizzare Jiffy, il nuovo sistema di pagamento istantaneo creato dalla Sia. «Entro l'estate l'80% dei correntisti italiani lo avrà a disposizione» dice Massimo Arrighetti, ad della società specializzata nella gestione dei pagamenti digitali. Jiffy permette di trasferire somme di denaro in tempo reale da uno smartphone all'altro, con la facilità e l'immediatezza di un sms: il titolare di un conto corrente in una banca che aderisce al servizio si registra attraverso il portale di home banking dell'istituto fornendo il numero del cellulare da utilizzare per inviare/ricevere denaro. Il sistema associa il codice Iban del conto al numero di telefono. Poi si scarica l'app di Jiffy. Si digitano le credenziali per entrare nel sistema ed il funzionamento è come con WhatsApp o simili: dopo aver visualizzato la rubrica personale dello smartphone, si seleziona il destinatario, si inserisce l'importo, un testo e cliccando si completa l'operazione di invio.

Nata nel 1977, tra le maggiori in Europa nell'automazione dei pagamenti interbancari, Sia si basa su un'infrastruttura di 180mila chilometri di fibra ottica, 4,5 volte l'Equatore, con cui fa dialogare 4.800 banche. Qui corrono stipendi, bonifici, rate, bollette, ricariche. Sia gestisce 65 milioni tra carte di credito e bancomat e quasi un milione di esercizi convenzionati. È prima in Europa nella gestione del mercato dei titoli di Stato, sia primario (nuove emissioni) che secondario. Attraverso Montetitoli, regola gli ordini di Borsa eseguiti, li lavora e li contabilizza. Collega la Bce con le banche centrali di Francia, Germania, Spagna e Italia.

Un pezzo di made in Italy che stava per essere inghiottito da un concorrente straniero. Era il 2013 e le banche allora azioniste volevano vendere.

Arrighetti, che da tre anni guidava Sia e l'aveva rilanciata, armato della sua autorevolezza (nel 2000 è stato il padre del Bancoposta e poi nella Banca dei Territori di Intesa) si è rivolto al Fondo Strategico Italiano (Cdp) che ha rilevato il 49,89%. Il gruppo è cresciuto senza soste: oggi ha 1.500 dipendenti, ricavi per 426,3 milioni, un utile operativo di 95, netto di 60.

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