Il progetto «spa ibrida» cucito dal presidente Andrea Bonomi sulla pelle della Banca Popolare di Milano provoca più di un dissapore tra i consiglieri dell'istituto. Il piano d'azione, condiviso da Bankitalia, è stato illustrato ieri dal capo di Investindustrial ai consigli di gestione e sorveglianza di Piazza Meda. Il Cdg ha ufficialmente aperto il cantiere per il cambio della governance e il titolo ha strappato in Borsa di un altro 6,7%.
L'ordine di scuderia è il silenzio, ma la ritrosia all'interno del Cds è palpabile rispetto a una soluzione che rappresenta la fine della vecchia cooperativa e dei suoi equilibri. Il decisivo passaggio in assemblea sarà a fine luglio, così da consentire a Bonomi di scrivere alcuni corollari del nuovo statuto. In caso di assenso dei dipendenti-soci, che riceverebbero un premio in azioni prossimo a 50mila euro, Bpm diventerebbe una «spa ibrida», in modo da distinguere la banca dalla futura «Fondazione». L'ente avrebbe a disposizione il 5% dei profitti per funzioni di welfare e nominerebbe 3 consiglieri. Oltre al timore per le attese sanzioni della Consob ai vertici della disciolta Associazioni Amici, sull'esito della consultazione peserà il pressing di Bankitalia che, come anticipato dal Giornale, sta guardando a Bpm come un «laboratorio» per imprimere al mondo delle cooperative una reale riforma.
L'ad Piero Montani e i sindacati interni hanno intanto trovato l'accordo per ampliare il piano esuberi: i prepensionamenti saranno quasi 850, contro i 700 inizialmente preventivati grazie «allungamento» del Fondo dal 2018 al 2020.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.