Su Piazza Affari avrebbero dovuto riversarsi 24 miliardi di cedole tra aprile e giugno, ma oltre 9 miliardi sono già sfumati tra revoche e «sospensioni» che potrebbero trasformarsi in autunno in definitive cancellazioni.
Nelle tasche degli investitori arriverà non più della metà del flusso di dividendi inizialmente previsto grazie, soprattutto, alle partecipate pubbliche. L'emergenza sanitaria ha infatti imposto a molte società di stringere i cordoni della borsa in vista dei difficili mesi che seguiranno alla riapertura. Il governo tuttavia è improbabile che rinunci ai dividendi garantiti da utility, reti, gruppi petroliferi e di logistica in grado di far confluire liquidità nelle casse dello Stato o dai singoli enti locali. Solo il Tesoro dovrebbe incassare entro l'estate 1,1 miliardi di dividendi (per un monte cedole garantiti delle partecipate del Mef e della Cdp di oltre 4,2 miliardi), ancor più essenziali in un momento complesso come quello attuale.
E, in effetti, nel tourbillon di queste ultime settimane in cui gli annunci di sospensione, congelamento o dimezzamento dei dividendi si sono moltiplicati in Piazza Affari, le sole a tacere sono state proprio le società a partecipazione pubblica che non hanno modificato alcunché delle convocazioni in assemblea in cui si chiede agli azionisti di deliberare i dividendi. Almeno per ora.
Anche i piccoli investitori potrebbero beneficiare di questo scenario considerando che, complice il crollo dei listini, alcuni big semi-pubblici offrono rendimenti (yield) interessanti. Attenzione in particolare ad Eni che, pur avendo recuperato dai minimi di metà marzo, continua a vantare un rendimento del 4,6% sul saldo della cedola atteso a maggio, mentre considerando la cedola complessiva abitualmente pagata in due tranche), lo yield sale al 9,2 per cento. Bene anche Italgas che il 20 maggio pagherà un dividendo di 0,256 euro con un rendimento del 5,3%; Snam che sul saldo pagato il 24 giugno ha uno yield del 3,6% e del 6% sulla cedola complessiva (0,2376 euro); Enav che il 27 maggio stacca una cedola di 0,2094 euro con un rendimento del 5%; Leonardo con un dividendo di 0,14 euro (yield al 2%) atteso il 24 giugno; Terna che staccherà il 24 giugno un saldo di 0,1653 euro (su una cedola di 0,2495 euro) con uno yield del 3%; Poste che sul saldo atteso al 24 giugno offre un rendimento del 3,7% (5,5% sulla cedola complessiva di 0,463) ed Enel che sul saldo atteso il 22 luglio offre un rendimento del 2,6% (il doppio sulla cedola complessiva di 0,328 euro).
Banche e assicurazioni al contrario, in seguito agli inviti alla prudenza delle autorità nazionali ed europee, hanno rinviato all'autunno ogni decisione sulla retribuzione degli azionisti. Poche le eccezioni tra cui UnipoSai (la capogruppo Unipol ha tuttavia sospeso la cedola) e Generali che ha trovato una soluzione di compromesso tra le esigenze di retribuzioni dei propri azionisti e le raccomandazioni alla cautela, decidendo di distribuire una prima tranche di 0,50 euro per azione a maggio e di rinviare la seconda tranche del dividendo (0,46 euro) entro fine anno previo esame dei coefficienti patrimoniali del gruppo. A decidere per una stretta sui dividendi sono stati anche gruppi industriali come Brembo, Pirelli, Ferragamo, Amplifon che hanno cancellato la cedola e destinato l'utile a riserva. Altri gruppi come Fca, Moncler e Tenaris hanno preso tempo, rinviando a fine giugno le assemblee degli azionisti chiamati a deliberare le cedole.
Il Lingotto, che attualmente capitalizza 11,7 miliardi, ha previsto dividendo ordinario di 1,1 miliardi e uno straordinario di 5,5 miliardi nell'ambito del progetto di fusione con la francese Psa, su cui l'attenzione rimane elevata.
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