Economia

Borse, ora il rally va al test del 2020

Analisti fiduciosi: «Ci sono margini di crescita». Ma occhio alla tenuta della ripresa

Borse, ora il rally va al test del 2020

Il 2019 si appresa a essere una annata record per le Borse, con Milano in rialzo del 30% nei dodici mesi e, oltre Oceano, il Dow Jones in crescita del 23%, l'S&P500 il 29% e Nasdaq, finito oltre la soglia psicologica dei 9mila punti in 335 sedute dal raggiungimento degli 8mila (era il 27 agosto del 2018). Una performance quest'ultima resa possibile più che dalle star del web e della tecnologia - come Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Google Alphabet - che ormai hanno raggiunto capitalizzazioni stellari, dai gruppi dai business più tradizionali come Starbucks e Lululemon, attiva nella produzione di abbigliamento sportivo.

E il rally in Borsa, a giudizio degli esperti, potrebbe continuare anche nei prossimi dodici mesi, complice la politica accomodante scelta dalla Bce anche con Christine Lagarde e dalla Fed di Jerome Powell. «Sono ottimista. Nel 2019 si è verificato un disallineamento tra il rallentamento dell'economia reale e il rialzo dei listini azionari. Il disallineamento, sostenuto anche dalle politiche monetarie messe in atto dalle banche centrali negli ultimi anni, ritengo che sia destinato a rientrare nei prossimi mesi», sostiene Giovanni Cuniberti, responsabile della consulenza finanziaria fee only di Gamma Capital Markets, per poi precisare: «Nell'ultimo trimestre i dati macro hanno smesso di scendere e questo mi fa ben sperare sulla stabilizzazione prima e ripresa poi in Europa, Italia compresa, e negli Usa. Rientrato il disallineamento, i listini potranno continuare a correre». «Per gran parte del 2019 gli investitori hanno temuto la fine della fase rialzista sui mercati azionari», nota il team di ricerca di Franklin Templeton secondo cui «il clima di ottimismo è tuttavia rimasto pressoché intatto. Per quanto ci riguarda riteniamo vi siano ragioni sufficienti per mantenere gli investimenti nell'azionario globale nel 2020». A preservare i listini dai rischi politici e dall'elevato indebitamento delle imprese, a giudizio di Franklin Templeton, sono i tassi di interesse ancora bassi e le misure a sostegno della crescita adottate dalle banche centrali.

Non mancano tuttavia i punti interrogativi che potrebbero influenzare i corsi dei mercati sia a livello globale (dazi, elezioni americane, Brexit, tassi negativi, esplosione dell'high yield) sia per quanto riguarda il rischio di sopravvalutazione di titoli o interi listini. «La ripresa in corso ha portato molti indici azionari ad essere costosi», commenta Unigestion. L'S&P500, indice di riferimento dell'economia americana, a gennaio trattava a 12 volte gli utili mentre oggi ne vale 18, mentre il Ftse Mib che a inizio 2019 passava di mano a 9 volte gli utili dopo dodici mesi è scambiato a un multiplo pari a dodici.

In attesa di verificare, dati macro alla mano, se l'economia reale è davvero tornata a crescere, potendo così concorrere a sostenere i listini, gli esperti suggeriscono una accurata selezione dei titoli inserire in portafoglio. Cercando opportunità tra le società votate all'innovazione e in titoli finora poco considerati.

Per quanto riguarda Piazza Affari Cuniberti non ha dubbi: «I titoli delle società a media e piccola capitalizzazione, massacrati nel 2018, non hanno ancora recuperato pienamente il distacco con i grandi gruppi quotati».

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