Ultima chiamata per la fusione fra Bpm e il Banco Popolare. Lo spazio alla trattative si è ormai ridotto al lumicino, la Bce va in pressing e il mercato comincia a temere che le nozze non vengano più consumate innescando una nuova ondata di vendite sull'intero settore. In questo caso, secondo le scommesse di Piazza Affari, a rimetterci sarebbe soprattutto l'istituto veronese perché la situazione delle sofferenze è ritenuta più delicata rispetto a quella della Milano: il titolo del Banco ha così lasciato sul terreno il 14,19% a 6,68 euro (sul titolo Consob ha vietato da oggi tutte le vendite allo scoperto) mentre Bpm ha ceduto il 5,56% a 0,67 euro. I rischi di un risiko mancato hanno penalizzato anche gli altri titoli bancari come Bper (-6,60%), Ubi (-3,50%) e Mps (-4,10%). La scossa è arrivata soprattutto dalla notizia di una lettera della Bce che fa seguito all'incontro della scorsa settimana tra i vertici delle due banche e gli esperti dell'Eurotower. Il documento, secondo quanto riferiscono fonti finanziarie, contiene richieste di chiarimenti e altre indicazioni che sono ritenute imprescindibili per ricevere il via libera da Francoforte.Qualcosa di molto simile a un ultimatum. La vigilanza europea chiede che gli npl, ovvero i crediti non performanti, vengano ridotti in modo significativo e in un arco temporale ristretto. Ciò significherebbe, soprattutto per il Banco, contabilizzare perdite con probabili dismissioni di asset o un aumento di capitale che entrambi gli istituti non intendono varare. Il negoziato ha comunque subito un'accelerazione: dopo la lettera della Bce, ieri sera gli advisor della Bpm, Citi e Lazard, sono stati convocati a Piazza Meda per fare il punto della situazione insieme al consigliere delegato Giuseppe Castagna rientrato da Londra dove ha partecipato a un convegno organizzato da Morgan Stanley. Secondo l'agenzia Ansa in calendario per oggi c'è un confronto tra Castagna e Pier Francesco Saviotti, amministratore delegato del Banco. Nell'agenda di Bpm resta per il momento fissata la riunione del consiglio di gestione già in calendario per il 22 marzo e, al momento, non risultano cambiamenti. Se la fusione con il Banco dovesse saltare, i soci-dipendenti e pensionati di Bpm potrebbero trovare un accordo con il fondo di private equity Investindustrial, guidato da Andrea Bonomi, uscito dalla popolare milanese a inizio 2014 proprio a seguito di contrasti con i sindacati interni. Che, quindi, ora sarebbero tornati a Canossa. Secondo gli analisti, il ritorno in campo di Bonomi aprirebbe scenari completamente diversi per la banca, che potrebbe svolgere il ruolo di soggetto aggregante dopo essersi trasformata in spa. Magari mettendo nel mirino le popolari venete o altre piccole casse di risparmio. Prima però Bonomi pretende garanzie in termini di governance e per questo sarebbe anche pronto a candidarsi alla presidenza del consiglio di sorveglianza (le liste per il rinnovo del cds all'assemblea del 30 aprile vanno presentate entro il 2 aprile mentre il consiglio di gestione scade nel 2017).
Ma a cambiare, se arrivasse Investindustrial, potrebbe essere anche la poltrona di Castagna il cui incarico in realtà scade tra un anno. O comunque l'ad dovrebbe rivedere la strategia seguita fin qui. L'unica certezza è che le lancette dell'orologio della Bce stanno girando. E il tempo per Bpm-Banco è quasi scaduto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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