Urbano Cairo prova a fermare la prevista cessione del palazzo del Corriere della Sera, prendendo di fatto una posizione molto vicina a quella di Giovanni Bazoli, presidente di Intesa. E lo fa proprio alla vigilia del cda che oggi, dopo il rinvio di giovedì scorso, è chiamato a decidere sulla cessione degli immobili. L'offerta del fondo Blackstone è valida fino al 15 novembre.
«Bisogna stare attenti a vendere Via Solferino, il rischio è di svendere» ha detto Cairo, cui fa capo una quota ufficiale del 2,8% di Rcs. Poi la mezza stoccata verso l'amministratore delegato Pietro Scott Jovane «interprete» dell'avvenuto riassetto azionario di Rcs imperniato sulla Fiat di John Elkann: «L'ultima cosa da fare è tagliare il personale, la penultima è vendere la sede», ammonisce Cairo, sposando in una sola frase sia le preoccupazioni di Bazoli sul mantenimento del palazzo storico, sia le aperture di Della Valle al corpo redazionale. In sostanza, sembra dire tra le righe Cairo, Jovane dovrebbe fare efficienze senza toccare né il palazzo né la forza lavoro. E il parere di Cairo aumenta di peso politico non appena precisa che sta parlando come «editore»: a lui fa capo infatti sia il Gruppo Cairo Communication sia i canali di «La7».
A dare il via a una guerra ideologica della sede, considerandola un simbolo dell'autorevolezza e dell'autonomia della testata, è stato il corpo redazionale, contrario a ogni operazione su via Solferino.
E ieri il primo atto legale del cdr, il sindacato dei giornalisti, da un lato si è riservanto di avviare un'azione di responsabilità contro il board e i principali azionisti della casa editrice; dall'altro ha indirizzato a soci e amministratori un «atto di significazione», che sarà notificato nei prossimi giorni da un ufficiale giudiziario, volto «a rispettare la lettera e lo spirito» degli accordi del 1974.
«Oggi cedere un immobile - ha proseguito Cairo - vuole dire vendere in un mercato che ha prezzi bassi. Bisogna pensare ad alternative per un immobile che ha un significato molto forte per un giornale, come il Corriere, che esiste dal 1876. Oggi la cosa fondamentale è tagliare i costi, mantenendo però la qualità del giornale. E si può fare molto sul fronte dell'efficienza senza toccare il personale. Il lavoro principale di Jovane deve essere sui costi».
Cairo non si sbilancia, invece, su un possibile rafforzamento nel capitale dopo lo scioglimento del patto di sindacato. «Non mi esprimo pubblicamente su un'eventuale crescita». Visti anche i vincoli di comunicazione su una società quotata in Borsa, Cairo ricorda che «prima una cosa si fa, poi si comunica».
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