Calzature made in Italy: tiene l'export, male il mercato interno

I dati all'assemblea di Assocalzaturieri: cresce il mercato estero ma non compensa il calo dei consumi in Italia. Il presidente Sagripanti: "Nuove iniziative per l'internazionalizzazione a partire dalla fiera the Micam". Squinzi: "Il goveno non perda tempo in inutili polemiche"

Cleto Sagripanti, Assocalzaturifici
Cleto Sagripanti, Assocalzaturifici

Il made in Italy, il settore manifatturiero e, in particolare, il comparto calzaturiero "risentono delle difficoltà del Paese e del calo vistoso dei consumi interni, ma a conferma della sua competitività c’è una capacità molto elevata di essere presenti sui mercati globali", l'Italia manifatturiera "è centrale per Confindustria e la crescita può essere ritrovata solo partendo dalle imprese", così il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi torna sul tema dell'impresa e del suo ruolo decisivo per rimettere in moto l'economia e creare nuovi posti di lavoro.

E lo fa in occasione dell'assemblea generale di Assocalzaturifici durante la quale ha presentato i dati gennaio-aprile 2013 da cui emerge un calo degli ordini totali anno su anno dello 0,9% provocato da una contrazione degli ordini interni dell’8,7% bilanciato solo in parte dal +3,6% dell’estero. Nuova occasione per ribadire la centralità del manifatturiero nelle strategie di politica economica, come aveva già detto ad esempio in occasione del Salone Internazionale del Mobile e ha ripetuto in diversi incontri con gli imprenditori, in linea tra l'altro con quanto sostenuto dal vice presidente della Commissione Europea Antonio Tajani perché anche la Ue intende imboccare questa strada maestra.

Da qui un nuovo richiamo di Squinzi alla politica: "Abbiamo dato fiducia al governo Letta: speriamo di aver fatto bene, anche se tutti i giorni vediamo che si perde tempo in inutili polemiche. Serve stabilità e governabilità: abbiamo bisogno di un governo che sappia che crescere si può, anzi si deve, di un governo che non deve essere soggetto a continue fluttuazioni". Richiamo al "fare" e presto, perché la situazione sul fronte imprese - lavoro - mercato richiede scelte decise e precise, come ha sottolineato, ricordando l'accordo tra Confindustria e sindacati sulla rappresentanza si è applicato un metodo di lavoro "che sintetizzerei nello slogan 'fatti, non parole' e ha un valore che molti hanno definito storico e comunque di grande prospettiva che pone fine alla stagione delle contrapposizioni e mette le basi a un dialogo fondato sul rilancio della produttività, della crescita e del welfare sociale".

Argomentazioni riprese e sviluppate anche Cleto Sagripanti, presidente di Assocalzaturifici nella sua relazione di apertura dell'assemblea che ricordato le questioni urgenti della liquidità per il sisetma delle imprese, il peso del fisco da ridurre, la modernizzazione della pubblica amministrazione, il rilancio degli investimenti, la "ricostruzione" di un contesto culturale pro imprese ed ha analizzato la situazione, non facile, del settore. "Nei mesi iniziali del 2013 - ha spiegato - hanno trovato conferma le dinamiche che avevano caratterizzato la congiuntura del settore durante tutto il 2012: marcata contrazione dei consumi interni con una conseguente flessione delle importazioni, accompagnata da una crescita delle esportazioni trainata dai mercati extracomunitari. Si segnalano ancora: trend sfavorevole e tensioni sul fronte occupazionale. I dati Istat relativi ai primi due mesi dell’anno mostrano per l’export un incremento del +5,3% in valore, con un +3,7% in volume. Il prezzo medio, seppure ancora in aumento (+1,6%), presenta ritmi di crescita decisamente più modesti rispetto al 2012". Sul fronte dell'export, con 1,5 miliardi di euro, le vendite estero hanno stabilito "l’ennesimo record".

La Francia si conferma il primo mercato mentre prosegue l’arretramento per la Germania, ha aggiunto Sagripanti. "Le vendite sui mercati europei chiudono sugli stessi livelli 2012 molto bene invece Russia e Cina. Nel Far East, trend favorevole in Giappone mentre Hong Kong e Sud Corea, pur crescendo in valore frenano in quantità, come accade per i mercati del Medio Oriente. Stabili in valore gli Stati Uniti". Situazione comunque positiva ma da valutare con prudenza in arco temporale più lungo. La debolezza del mercato interno ha determinato un ulteriore ridimensionamento dell’import, sceso nel primo bimestre: frena in particolare la Cina. Il saldo attivo di settore è a 742 milioni di euro, in crescita.

Ancora in discesa il barometro dei mercato nazionale anche nei primi mesi del 2013 "con un peggioramento ulteriore rispetto al già difficile 2012". A suscitare preoccupazione, sottolinea il presidente di Assocalzaturifici, il ritardo dei pagamenti "ormai divenuto sistemico" visto che "non si registra alcun miglioramento sul fronte del credito: se per il 70% delle imprese la situazione è rimasta stabile rispetto ad un anno fa, tre imprenditori su dieci hanno sperimentato una maggiore problematicità nel reperimento di capitale di debito". Sul fronte della forza lavoro del calzaturiero alla fine di marzo 2013 si registrano ancora flessioni rispetto a dicembre scorso: il numero di addetti nei calzaturifici è passato infatti da 79.254 a 78.295, con un saldo negativo di -959 unità, pari al -1,2%. Ed è proseguito il trend sfavorevole nel numero di imprese attive, sceso a 5.273 unità: 83 calzaturifici in meno rispetto a dicembre 2012. Cresce anche la cig autorizzata all'avvio di quest'anno: nei primi tre mesi per l'area pelle è cresciuta complessivamente del 12,3%.

La rilevazione campionaria Assocalzaturifici di maggio "mostra nel complesso un calo contenuto della produzione nei primi tre mesi dell’anno: -1,6% in volume, con un -0,3% in termini di valore - precisa ancora Sagripanti -. Un risultato che si innesta però sui livelli già poco soddisfacenti del 2012, anno in cui la produzione nazionale è scesa sotto la soglia piscologica dei 200 milioni di paia, pur limitando la perdita in valore a -1,2%. La dinamica dei prezzi risulta piuttosto contenuta: +0,9% sul mercato interno; +1,6% sui mercati esteri".

Questi i dati, lo scenario. Da cui prendono le mosse le stategie per rilanciare la tradizione manifatturiera italiana sul mercato interno e all'estero, valorizzare i nostri distretti, offrire nuove opportunità di lavoro per i giovani. Da mettere in campo su diversi fronti. A cominciare da quello fieristico, da the Micam, la fiera più importante al mondo per il settore comparto moda-calzature, come sottolinea con orgoglio Sagripanti: "Abbiamo avviato un’operazione che è molto di più che un semplice restyling di facciata: è l’ennesima sfida che ci pone a metà tra la creazione di un modello fieristico innovativo in grado, al tempo stesso, di esaltare anche i punti di forza tradizionali". Che significa: riposizionamento del brand di successo theMicam; avvio di uno studio per modernizzare l’appuntamento fieristico per gli operatori del settore senza snaturare il suo punto di forza: TheMicam come fiera di business; un coordinamento sempre più integrato con gli altri saloni della moda Mido, Mifur, Mipel, "anche attraverso la nostra federazione Fiamp".

Strategie che puntano a una sempre maggiore internazionalizzazione del settore calzaturiero italiano e del made in Italy che rappresenta le nostre eccellenze in fatto di innovazione, qualità, design soprattutto nel settore delle piccole e medie imprese. Produzioni italiane da difendere "con il contributo di tutti: politica, istituzioni, nuova Agenzia Ice, imprese e loro organizzazioni di rappresentanza". E con azioni mirate attraverso proposte che hanno in primo posizione la difesa della manifattura italiana e del Made in Italy. Partendo dalla lotta alla contraffazione, "la nostra bandiera che sventoliamo in tutte le sedi istituzionali preposte alla difesa delle nostre produzioni, dei posti di lavoro generati dal nostro settore e dei consumatori che vogliono garanzie sull’acquisto di un prodotto realmente italiano". "Chiederemo più sostegno alla lotta - dice Cleto Sagripanti -, pene più severe e mezzi più moderni per chi è chiamato ad arginare il dilagare della criminalità legata al fenomeno.

Poi c'è la difesa ed il rilancio dell’immagine del made in Italy. "Porteremo avanti con più determinazione a Bruxelles la nostra battaglia per il marchio di origine". E il sostegno all'internazionalizzazione delle imprese calzaturiere attraverso il consolidamento del Sistema fieristico Assocalzaturifici che conta circa 25 tra eventi fieristici e workshop ogni anno. "Eventi con una gerarchia che vede il theMicam di Milano avviare la stagione, alcune manifestazioni come Mosca, Shanghai, Tokyo, Monaco di Baviera, Almaty di prima fascia e altre manifestazioni minori ma non meno importanti per molte aziende. "Questo sistema però necessita – per essere efficace in maniera completa – di una Agenzia per il Commercio estero efficiente e con risorse adeguate. Non si fa politica di internazionalizzazione senza risorse adeguate e professionalità di livello. Il governo attuale dovrebbe riporre questo tema al centro delle politiche di sviluppo internazionale del nostro sistema economico".

"Aumenteremo inoltre i servizi a sostegno a partire dalla business intelligence sulle controparti estere anche attraverso collaborazioni con istituti i credito strutturati nei vari paesi e sulla formazione e il Centro studi Assocalzaturifici, diventerà uno strumento per le imprese e per gli stakeholder. Analizzare i dati, leggere le tendenze, capire gli errori del passato, affinare gli strumenti per le scelte strategiche future: sono questi gli obiettivi concreti che abbiamo disegnato per il nostro nuovo Centro Studi. Altro strumento essenziale sarà Assocalzaturifici 2.0, la piattaforma digitale (sito, portale e-commerce, web TV da mettere a sistema con le iniziative strategiche a livello internazionale che fanno capo alla piattaforma TheMicam.

Prosegue Sagripanti: "La nuova piattaforma digitale che rilancia I love Italian Shoes rafforzerà la nostra strategia marketing oriented ed esalterà la nostra capacità di stare sul mercato in maniera innovativa, affiancando le iniziative strettamente rivolte al business – penso alle nostre fiere - con una politica di marchio che sostenga l’immagine del nostro settore e delle nostre imprese".

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