Carige si prepara a varare un aumento di capitale da 450 milioni (il terzo in quattro anni), sceglie il modello Unicredit per gestire lo smaltimento delle sofferenze mentre sull'offerta relativa alle obbligazioni subordinate segue la strada segnata da Monte Paschi.
Sono questi i pilastri dell'aggiornamento del piano strategico, da presentare alla Bce, approvato ieri dal cda dell'istituto ligure. Sul fronte della cessione degli npl, verrà costituita una sorta di bad bank. Quella che la banca definisce una «scissione del portafoglio di sofferenze a favore di un veicolo di gestione creato ad hoc». Questa operazione «preserverà in capo agli azionisti della banca i benefici derivanti dall'ottimizzazione del recupero dei crediti trasferiti», si legge nel piano industriale messo a punto dall'ad Guido Bastianini. L'obiettivo è chiudere l'operazione già entro la fine del 2017, quindi con due anni d'anticipo rispetto a quanto richiesto da Francoforte. A fine dicembre Carige aveva 7,3 miliardi di crediti deteriorati lordi, di cui 3,73 circa di sofferenze e 3,5 miliardi circa di inadempienze probabili. La Bce ha chiesto all'istituto il calo del livello dei deteriorati a 5,5 miliardi entro fine 2017, a 4,6 entro fine 2018 e a 3,7 entro fine 2019. Il rafforzamento patrimoniale, spiega una nota, sarà «eventualmente accompagnato da un'azione di Lme, Liability Management Exercise», ovvero la conversione dei bond subordinati. Intanto, sono stati avviati colloqui operativi con alcune banche d'affari per il consorzio di garanzia dell'aumento. «Sono molto fiducioso che gli azionisti di riferimento siano interessati e possano seguire l'operazione», ha detto Bastianini senza nominare la famiglia Malacalza, che di Carige possiede il 17,6 per cento.
Tra gli
obiettivi indicati per il 2020 ci sono 756 milioni di ricavi. I piani concordati con i sindacati prevedono inoltre la chiusura di 90 filiali nel corso del 2017, 20 in più rispetto al piano iniziale, con l'uscita di 155 persone.CC
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