In Carige vince Malacalza. Arriva la sfiducia a Bastianini

Ma il cda si spacca: 8 voti favorevoli e 4 contrari. Il 13 giugno il nuovo ad. E Mediolanum apre alle venete

In Carige vince Malacalza. Arriva la sfiducia a Bastianini

Rivoluzione annunciata a Carige. Dopo un vertice fiume del cda, ha vinto la linea di Vittorio Malacalza, vicepresidente e primo azionista al 17,5%. Il board ha infatti deciso, con 8 voti a favore e 4 contrari, la sfiducia a Guido Bastianni, ad e direttore generale di Carige, ma «ha ribadito la volontà di procedere all'attuazione del piano strategico». Malacalza aveva «accusato» Bastianini di lentezza nella gestione del piano industriale, focalizzato su una delicata ricapitalizzazione e sulla ristrutturazione del portafoglio delle sofferenze, oltre che di mancata informativa agli organi societari. In attesa della nomina del nuovo timoniere, che probabilmente sarà discussa nel cda in agenda il 13 giugno, le deleghe saranno attribuite al presidente Giuseppe Tesauro.

La «mina» banche tuttavia ha il suo cuore in Veneto dove è in corso una lotta contro il tempo per circoscrivere il rischio di bail-in per Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Il pressing governativo degli ultimi giorni sta dando i suoi frutti: si va infatti concretizzando l'idea di una «maxi-colletta» per salvare i due istituti da una risoluzione che costerebbe al sistema bancario non meno di 10 miliardi. Servono 1,25 miliardi di capitali privati, secondo le indicazioni di Bruxelles, per aprire le porte alla successiva ricapitalizzazione di Stato. Dopo gli abboccamenti con Intesa Sanpaolo e Unicredit, che hanno fatto trapelare una certa apertura in merito, ieri Massimo Doris, ad di Banca Mediolanum ha rotto il tabù, affermando in modo chiaro: «Se tutti parteciperanno, parteciperemo anche noi». Finora, come dimostrano le dichiarazioni di Atlante e dei suoi maggiori investitori (le banche appunto), la situazione era bloccata dalla mancata convergenza degli istituti sulla necessità di lanciare un salvagente alle due banche venete.

Per i broker peraltro l'intervento delle banche rappresenta, secondo gli analisti di Mediobanca «un danno collaterale minore, in cambio di un rischio attenuato per il sistema paese». A giudizio di Equita l'impatto sull'indice di patrimonializzazione Cet1 su Unicredit e Intesa Sanpaolo sarebbe addirittura «trascurabile». Il tempo ormai stringe.

Lo ha ricordato ancora ieri il presidente di Popolare di Vicenza, Gianni Mion. «Lunedì abbiamo un comitato rischi, martedì un consiglio di amministrazione e ci aspettiamo risposte precise», ha concluso il manager auspicando un impegno, finalmente, formale.

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