Quando ha preso il timone di Cattolica Assicurazioni il primo giugno del 2017, Alberto Minali si era posto un obiettivo: dare una scossa alla compagnia assicurativa veronese, non solo dal punto di vista operativo ma anche come filosofia aziendale. La prossima sfida sarà convincere i soci all'assemblea del 13 aprile che la polvere accumulata negli ultimi anni è stata scrollata di dosso e che, passato il tempo della «semina» è arrivato quello del raccolto.
In dote Minali porta l'accordo di bancassicurazione con il Banco Bpm e il fatto di aver aperto le porte del capitale a Warren Buffett, diventato primo socio con il 9% nell'ottobre dello stesso anno rilevando le quote dall'ex Popolare di Vicenza. Ora il rodaggio è finito e l'ad ha annunciato al mercato i conti 2018, il primo bilancio interamente sotto la sua gestione e il primo del piano industriale, che si sono chiusi con 107 milioni di profitti. «Il miglior risultato degli ultimi dieci anni che ci consente di proporre ai soci un dividendo pari a 0,40 euro per azione, in crescita del 14,3% rispetto all'anno precedente», dice Minali a il Giornale.
La raccolta premi complessiva è salita del 15,7% a 5,8 miliardi e il risultato operativo del 42,2%, a 292 milioni, grazie alla maggior produzione e al miglioramento dei margini tecnici. I numeri, dunque, gli danno ragione. Anche se le quotazioni di Borsa, in questi due anni, a parte il momento di euforia per l'ingresso di Buffett, non hanno dato molte soddisfazioni ai soci.
Così l'Associazione Cattolica Centro è pronta a presentare il 18 marzo una lista di candidati alternativa a quella del consiglio uscente con l'obiettivo di ribaltare i vertici all'assemblea del 13. L'associazione riunisce un gruppo di azionisti ed è guidata da Michele Giangrande, noto commercialista veronese ed ex presidente del collegio sindacale di alcune controllate di Cattolica fino al 2013 che già in passato avevano provato - senza successo - a mettere in discussione gli assetti di potere che hanno il baricentro nel presidente (da 12 anni), Paolo Bedoni.
«Non sarò disponibile ad assumere una posizione di responsabilità vincesse la lista alternativa a quella di consiglio e dunque contraria all'attuale management», ha detto ieri Minali. Immediata la replica dell'associazione che ha definito in una nota quella dell'ad «una caduta di stile», ribattendo che dal timoniere di una società quotata «è lecito attendersi che lavori e agisca nel rispetto di tutti i soci».
A parte i «ribelli» di Cattolica Centro, non dovrebbero esserci altre liste oltre quella stilata dal board uscente. Che quindi può contare sul sostegno della Fondazione Cariverona e della Fondazione Banca del Monte di Lombardia. «Stiamo lavorando in questi giorni con Bedoni alla redazione della lista, vedremo se vorranno esprimere una loro persona in consiglio», ha detto Minali riferendosi agli enti.
Quanto alla Berkshire Hathaway, al momento all'ad non risulta che Buffett stia preparando una sua rosa di candidati per il nuovo cda: «Spero che voti la nostra», aggiunge. Ricordando che «stiamo parlando di un investitore esigente, ma sempre discreto e mai invadente».
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