Coronavirus

Cattolica, l'Authority detta le condizioni

L'Ivass chiede aumento da 500 milioni e nuovo piano. Domani il cda del gruppo

Cattolica, l'Authority detta le condizioni

Sarà Cattolica a dare inizio alle ricapitalizzazioni post Covid-19. Lo impone l'Ivass. L'istituto di vigilanza sulle assicurazioni ha chiesto al gruppo veneto di rafforzare entro settembre il proprio livelli di patrimonializzazione (solvency) sceso il 22 maggio al 103%, a un passo dai livelli di guardia stabiliti dalle autorità europee (100%), dal 175% di dicembre e attualmente tornato, secondo fonti vicine al gruppo intorno al 130-135 per cento.

In particolare, l'Authority si aspetta che l'aumento di capitale da 500 milioni di euro recentemente deliberato dal cda di Cattolica per avere la flessibilità di cogliere eventuali occasioni di mercato e da attuarsi entro il 2025, sia invece subito destinato a puntellare l'indice di patrimonializzazione.

L'operazione è destinata a ridurre fortemente il peso degli attuali soci (tra cui Berkshire Hathaway al 9% del capitale) posto che il gruppo capitalizza 761 milioni, all'incirca la metà rispetto ai livelli di ottobre quando furono revocate le deleghe all'ad Alberto Minali (che avrebbe già aperto un contenzioso) in seguito a disaccordi sorti con la ultradecennale presidenza di Paolo Bedoni. Il maxi-aumento di capitale potrebbe comunque non bastare, così come non è risultata sufficiente la decisione del cda di congelare lo stacco dei dividendi sull'esercizio 2019. La missiva sollecita quindi la compagnia assicurativa ad adottare le ulteriori iniziative necessarie a ripristinare l'indice di solvibilità in linea con le soglie di propensione al rischio definite dal gruppo che prevedono un solvency ratio compreso tra il 160 e il 180 per cento. Entro il 25 luglio la società è così chiamata a presentare un piano in cui delinea le azioni da intraprendere e le relative tempistiche.

Più in dettaglio, l'Ivass spiega come la richiesta di a richieste di intervento sia riconducibile al deterioramento delle condizioni di solvibilità del gruppo e di alcune sue controllate, in particolare sulla joint venture con Iccrea, Bcc Vita (su cui da Verona precisano che sono già stati decisi interventi a supporto del capitale per 50 milioni complessivi) e Vera Vita, la partnership con Banco Bpm, i cui indici di solvibilità erano scesi rispettivamente a metà maggio al 25% e al 65 per cento. A penalizzare gli indici di patrimonializzazione sarebbe da un lato la struttura investimenti in portafoglio che, a fine marzo, registravano la preponderanza di titoli governativi (pari al 74,4% del portafoglio), oltre al 18,3% di corporate bond e il 4,3% di asseti immobiliari. Fonti vicine alla compagnia veronese si focalizzano sull'esposizione ai Btp (14 miliardi su un portafoglio titoli 26 miliardi) che renderebbe il gruppo vulnerabile all'aumento dello spread sui titoli di stato italiani vissuto in queste ultime settimane.

È probabile che la richiesta dell'Authority infiammi ancora di più gli animi degli azionisti in vista dell'appuntamento assembleare del 27 giugno chiamato a deliberare, oltre al bilancio e all'aumento di capitale, una serie di piccoli passi nella governance del gruppo, frutto di una trattativa nella ricerca con i piccoli azionisti per una soluzione di compromesso, che, almeno nelle intenzioni, avrebbero dovuto modernizzare la società cooperativa.

La risposta all'Ivass dovrebbe esser decisa nel pomeriggio quando è stata fissata una riunione del cda di Cattolica anche se, stando a fonti vicine al gruppo, l'eventuale comunicazione societaria dovrebbe arrivare lunedì mattina a mercato chiuso.

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