Seppure in grave ritardo, ci siamo. Mi riferisco alla decisione del consiglio di amministrazione della Banca Popolare di Vicenza di dare via libera all'azione di responsabilità verso gli ex vertici dell'Istituto in profonda sofferenza. Azionisti e risparmiatori raggirati lo chiedevano da tempo. Ora non si tratta di mettere in discussione il principio per cui chi investe sa che l'iniziativa contiene una componente di rischio.
Nel caso della Popolare di Vicenza, come di altri istituti finiti nell'occhio del ciclone, sembra che proprietà e management siano incorsi in azioni deprecabili, privilegiando i propri interessi a quelli della clientela. Perciò è del tutto legittima l'azione di responsabilità. Nella speranza che si arrivi dritti e velocemente al punto. Certo che la lentezza della nostra giustizia che fa il paio con la scaltrezza degli accusati di turno che hanno provveduto per tempo a intestare tutti i beni ai propri familiari, qualche dubbio lo genera. Tuttavia, conviene guardare al bicchiere mezzo pieno. Potrebbe essere l'inizio di una nuova storia.
L'azione di responsabilità, con i manager che decidono di darsi una mossa, rappresenta agli occhi di imprese e famiglie, un corso di recupero della fiducia perduta. Dirò di più. A prescindere dalla questione della mala gestio (spetterà agli organi giudiziari esprimersi), nel caso della Popolare di Vicenza siamo di fronte a un buco di dimensioni tali che attesta come tutta quella rappresentazione non ha mai raccontato la realtà dei fatti. Mi riferisco alla pratica dei bilanci architettati con operazioni spericolate, con accantonamenti «ad usum delphini». Su questo dovrebbe intervenire il Governo.
Per il futuro urgono leggi più chiare affinché i bilanci delle banche vengano redatti con precisi criteri, legati all'esigibilità dei crediti. Nel segno della trasparenza. La vera riforma del settore passa da qui.www.pompeolocatelli.it
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