Cdp, l'anno «1» di Costamagna e Gallia

Il bilancio in chiaroscuro dei primi 12 mesi dei vertici nominati da Renzi

«Il nostro mestiere è quello di creare carta. Ovvero di promuovere iniziative, impacchettarle nella giusta maniera e poi attrarre investitori ovvero capitali perchè in Italia c'è domanda ma non c'è abbastanza offerta su infrastrutture, real estate e società industriali quotate in Borsa». Il presidente della Cdp, Claudio Costamagna, rivendica così la missione della Cassa davanti alla stampa riunita ieri a Milano. Con l'ad Fabio Gallia ha voluto infatti tracciare un bilancio del primo anno al vertice della società partecipata da Tesoro e Fondazioni rispondendo anche alle critiche ricevute negli ultimi mesi per alcune operazioni. Come l'acquisto del 12,5% di Saipem «che non è stato il granchio del secolo come qualcuno ha scritto, anzi sono convinto che quando il prezzo del petrolio risalirà sarà uno dei migliori investimenti fatti da Cdp», ha sottolineato il presidente. Ricordando anche che grazie a questa mossa «l'Eni ha potuto lasciare invariato il dividendo». Nel 2015 il cane a Sei Zampe ha infatti staccato un assegno da quasi 750 milioni alla Cassa che è azionista con circa il 25,7 per cento.

Sul tavolo, anche le ultime sfide: dall'Ilva (Cdp possiede il 44,5% di AcciaItalia, in cordata con Arvedi e Del Vecchio, che si candida a comprare il gruppo di Taranto nella gara il cui verdetto è atteso entro fine anno), all'aumento di capitale di 3 miliardi da liberarsi mediante il conferimento da parte del Tesoro del 35% di Poste «che ci consentirà di avere 1,5 miliardi in più da investire oltre ai dividendi che Poste produrrà dal 2016 in poi», fino all'impegno nel fondo Atlante: ai 500 milioni già stanziati potrebbero infatti aggiungersene altri per favorire la gestione delle sofferenze bancarie. «Siamo disponibili ad aumentare la nostra quota ma non sarà superiore a quella messa dalle banche», ha detto Costamagna.

Che con Gallia si è poi soffermato sulle nuove iniziative, come la realizzazione «di nuove carceri e cittadelle giudiziarie con circa 450 milioni di investimenti previsti in 5 anni». L'obiettivo nel prossimo semestre è infine quello di portare a casa 11 miliardi di nuovi impieghi per chiudere il 2016 con un totale di 17 miliardi.

CC

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