Tre offerte per Ti Media. Gli advisor Mediobanca e City dovrebbero aver fatto pervenire alla società le proposte del fondo italiano Clessidra, quella degli americani di Discovery Channel e quella di 3 Italia (gruppo H3G). Ma il condizionale è d'obbligo in quanto Telecom, alla fine del cda ieri a Milano, si è trincerata dietro a un «no comment» limitandosi ad affermare che «per Ti Media sono arrivate alcune proposte di acquisto». E anche un consigliere, come Tarak Ben Ammar, di solito molto loquace si è rifiutato di fare commenti. Stando alle indiscrezioni le offerte dei tre pretendenti sarebbero: 100 milioni quella di Discovery Channel che vorrebbe solo i canali televisivi e soprattutto il prezioso tasto 7 del telecomando de La7; 320 milioni per H3G che prende tutto e punta alle frequenze a 700Mhz che sono quelle usate per il digitale terrestre che potrebbero forse essere convertite sulle tlc; infine 380 milioni per il fondo Clessidra di Claudio Sposito, in cerca di partners. Tutte le offerte non contemplano però il debito di Ti Media di 200 milioni che resterebbe a Telecom e dunque non sono particolarmente allettanti anche perché il presidente Franco Bernabè ha già detto di non voler vendere a qualsiasi costo.
Quanto al contratto pubblicitario con Cairo Communication, che prevede ricavi minimi garantiti di 120 milioni e che oggi vale molto di più (168 milioni la raccolta del 2011), secondo fonti finanziarie la rescissione non è un tema che riguarda il procedimento di vendita. Anche perché il meccanismo che Cairo e La7 hanno rinegoziato a fine 2010 non prevede più un minimo garantito secco di 120 milioni, ma lega i ricavi all'audience: fino al 2010 c'erano solo i 120 milioni, a fronte di uno share medio del 3%. Dal 2011 il contratto prevede invece anche un'obiettivo di raccolta proporzionalmente legato alla crescita dell'audience. Così, per esempio, nel 2011 il 3,8% di share equivale a una raccolta di 160 milioni (la concessionaria ha comunque fatto meglio, 168). E così sarà per il consuntivo 2012 e fino alla scadenza che è stata per questo motivo prolungata dal 2014 al 2019. Un meccanismo studiato per riequilibrare i margini della raccolta rispetto agli investimenti in nuovi programmi. In caso di mancato raggiungimento dell'obiettivo, Cairo perde il contratto. Per questo il contratto non dovrebbe rappresentare un ostacolo particolare. Semmai il problema è rappresentato dai costi dei nuovi programmi di La7 che, da un certo livello in poi (soprattutto dopo la campagna acquisti dell'anno scorso) non hanno generato una crescita dello share sufficiente a sostenerli. In ogni caso il gruppo Cairo, che doveva essere della partita per l'acquisto di Ti Media, potrebbe subentrare al fianco di H3G, che vuole le frequenze ed è certamente poco interessata al business televisivo a meno che non voglia cambiare business. Ora comunque per la vendita di Ti Media parte la fase due ossia l'accesso alla cosidetta data room, l'accesso ai dati sensibili della società per riuscire alla fine a formulare le offerte vincolanti.
Nel cda di Telecom si è parlato anche di scorporo della rete fissa, una mossa che l'agenzia Fitch ritiene difficile da calcolare a livello di impatto nei conti. E sempre ieri è partita una raccolta deleghe dei piccoli soci per bocciare la transazione con gli ex manager Ruggiero e Buora nell'assemblea straordinaria Telecom prevista per il 18 ottobre.
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