Economia

"Col taglio al cuneo fiscale buste paga più pesanti"

La Cgia propone il taglio del cuneo e la detassazione delle indennità: "Sono proposte di buon senso e condivise anche da molti autorevoli esponenti del governo Draghi"

Cgia: "Con il taglio al cuneo fiscale buste paga più pesanti"

L’ufficio studi della Cgia, l’associazione degli artigiani e delle piccole imprese, non ha dubbi: per aumentare le buste paga, specialmente quelle più basse, è indispensabile ridurre il cuneo fiscale. I rappresentanti dei lavoratori e degli imprenditori, comunque, ritengono che l’introduzione di un salario minimo per legge sia un provvedimento da accogliere in maniera favorevole. Quindi, via libera alla soglia dei 9 euro lordi l’ora, a patto che, come riferimento, si consideri il trattamento economico complessivo e non la paga oraria. Secondo la Cgia, il taglio del cuneo e la detassazione delle indennità, “sono proposte di buon senso e condivise anche da molti autorevoli esponenti del governo Draghi”. Tuttavia, faticano a farsi strada perché “quando a dover pagare il conto è chiamato il Fisco, nel nostro Paese è estremamente difficile passare dalle parole ai fatti”.

Facendo riferimento alle stime che vengono fuori dagli studi di settore, l'applicazione del salario minimo orario per legge a 9 euro lordi comporterebbe un costo aggiuntivo in capo alle imprese di almeno 6 miliardi di euro all'anno. Per la Cgia si tratta di un importo sottostimato perché non terrebbe conto dell'effetto trascinamento che l'introduzione del salario minimo per legge avrebbe nei confronti dei livelli retributivi che oggi si trovano sopra i 9 euro lordi. “Appare evidente – sottolinea l'associazione degli artigiani e delle piccole imprese – che, se si ritoccherà all'insù la retribuzione per i livelli più bassi, la medesima operazione dovrà essere effettuata anche per gli inquadramenti immediatamente superiori. Diversamente, molti lavoratori si vedrebbero ridurre o addirittura azzerare il differenziale salariale con i colleghi assunti con livelli inferiori, pur essendo chiamati a svolgere mansioni superiori a questi ultimi”.

Il paradosso tutto italiano è che nel Bel Paese le retribuzioni medie dei lavoratori sono progressivamente diminuite, mentre in quasi tutta l’Unione europea sono aumentate. Tra le cause di questo fenomeno sono da annoverare la crescita economica asfittica e un basso livello della produttività del lavoro che dal 1990 ha interessato l’Italia, soprattutto nel settore dei servizi. Una delle ragioni di questo risultato riguarda la differenza con le altre nazioni europee. “Nell’ultimo trentennio – continua la Cgia – la competitività del nostro Paese ha risentito dell'assenza delle grandi imprese.

Queste ultime sono pressoché scomparse, non certo per l'eccessiva numerosità delle piccole realtà produttive, ma a causa dell'incapacità dei grandi player, spesso di natura pubblica, di reggere la sfida lanciata dalla globalizzazione”.

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