Due anni fa, i contribuenti italiani salvarono la banca Monte dei Paschi di Siena, la più antica del mondo, vittima di enormi perdite: aveva bisgono di 5,4 miliardi di euro. L'aiuto dello Stato, il terzo in meno di un decennio, venne approvato pubblicamente dalla Bce, la Banca centrale europea, la principale autorità di vigilanza bancaria.
In realtà, però, la Bce nutriva dubbi e timori, riguardo alla possibilità di Mps a restituire il denaro preso in prestito dallo Stato. È quello che emergerebbe da un rapporto di 85 pagini, precedentemente sconosciuto, redatto da un gruppo di ispettori della Banca europea nel 2017. Secondo quanto riporta Bloomberg, infatti, l'autorità di vigilanza avrebbe messo in dubbio già nel 2015 non solo un piano di salvataggio sotto le regole dell'Unione Europea, ma addisittura la possibilità per Mps di rimanere aperta per affari. La Bce avrebbe considerato Monte dei Paschi in condizioni così disperate da non meritare lo sforzo del salvataggio.
Dal documento emergerebbe quindi un piano di salvataggio redatto ad hoc per mettere al sicuro Mps in futuro, non per coprire perdite passate. Nella relazione finale dell'autorità di vigilanza bancaria del 2 giugno 2017, sarebbero emerse alcune mancanze di Monte dei Paschi, che non avrebbero permesso alla banca di fornire garanzie alla restituzione del prestito statale: gli immobili venivano presi in garanzia varie volte, con valori diversi, i prestiti a rischio non venivano identificati e i manager di alto livello non avevano una formazione sufficiente per gestire l'attività.
Ma la Bce rappresenta solo una guida: è la Commissione europea a dover approvare i salvataggi finanziari da parte dei contribuenti. E la Commissione diede parere positico su Mps un mese dopo la relazione negativa degli investigatori di Bce.
Secondo Bloomberg, non è chiaro se la Commissione avesse visto o meno il rapporto completo, quando ha approvato il piano di salvataggio, ma in una lettera del 28 giugno 2017, la Bce aveva dichiarato che la banca era "solvibile e soddisfacente il requisito patrimoniale del 4,5%" e nessuno aveva messo in dubbio quell'analisi.
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