Cig, il pasticcio del governo: conti sbagliati, mancano 7 miliardi

Oltre ai ritardi la cig deve scontare anche un errore di calcolo. Alcuni danno la colpa all'Inps, mentre altri ritengono responsabile il ministro del Lavoro

Cig, il pasticcio del governo: conti sbagliati, mancano 7 miliardi

Un errore di calcolo madornale potrebbe seriamente mettere in crisi la copertura degli ammortizzatori sociali annunciati dal governo per far fronte alla crisi economica provocata dal nuovo coronavirus. In altre parole, i problemi più importanti riguarderebbero la Cassa integrazione guadagni (Cig).

Secondo quanto riferisce l'agenzia Adnkronos, mancherebbero all'appello 7 miliardi di euro. A tanto ammonterebbe la cifra mancante emersa durante l'incontro avvenuto in videoconferenza tra i capi delegazione e il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri. Alcuni attribuiscono il pasticcio all'Inps, mentre altri ritengono responsabile il ministro del Lavoro.

Nel frattempo si fa sempre più concreta l'ipotesi di un intervento che prevede, come ultimissima spiaggia per salvare le imprese in difficoltà, l'ingresso nel capitale dello Stato con una quota fino al 49% delle piccole imprese, utilizzando il fondo del Mise. Per la fascia di imprese tra 5 e 50 milioni interverrebbe sempre il Mise, presumibilmente tramite Invitalia. Per quanto riguarda invece le imprese medio grandi, ovvero quelle sopra i 50 milioni di fatturato, interverrebbe invece Cdp con un fondo ad hoc al di fuori del bilancio della stessa cassa.

Ritardi e proteste

Intanto, stando sempre a quanto riferito da Adnkronos, è slittata a domani pomeriggio la riunione tra il premier Giuseppe Conte, Roberto Gualtieri, alcuni ministri economici e i capidelegazione delle forze di maggioranza sul decreto aprile, ormai slittato a maggio.

Tanti i nodi ancora da sciogliere, fra cui anche la citata cig. Anche perché ormai siamo arrivati alla fase 2, e lavoratori e aziende di molte regioni d'Italia stanno ancora aspettando il riconoscimento della cassa integrazione.

Nei giorni scorsi l'Inps aveva spiegato che il problema dei ritardi non sarebbe da imputare all'istituto quanto alle regioni che, sottolinea il portale quifinanza.it, non avrebbero trasmesso le richieste alla stessa Inps o non lo avrebbero fatto in tempo. Risultato: un'elevata quantità di domande è bloccata, mentre i diretti interessati chiedono risposte.

Il problema più grande è che, in conseguenza alle misure attuate dall'esecutivo per contenere la diffusione del virus, molte imprese sono state costrette a spegnere momentaneamente i rispettivi motori. Ma non tutte, una volta terminata l'emergenza, saranno in grado di ripartire.

Conte aveva puntato tutto o quasi sulle inieizioni di liquidità ma il meccanismo burocratico infernale, unito ad altri errori del governo, stanno rendendo la situazione

alquanto insostenibile. Vedremo se nei prossimi giorni l'esecutivo riuscirà per lo meno a far rientrare l'allarme cig e risolvere il possibile errore di calcolo. Un errore che potrebbe davvero compromettere i piani di Roma.

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