Economia

La Cina batte virus e dazi con un record dell'export

Pressing dei "falchi" Bce su Christine Lagarde: volevano aiuti più bassi. Le attese dell'Ocse

La Cina batte virus e dazi con un record dell'export

Il primo morto per Covid dopo mesi è, per il momento, solo un impercettibile campanello d'allarme per la Cina, dove si va sempre più profilando quella ripresa a V che nelle altre economie avanzate sembra ormai tramontata. Primo a conoscere il potere distruttivo della pandemia e primo a circoscriverla, il Dragone ha oggi un vantaggio competitivo rispetto agli altri Paesi difficile da colmare. Pechino ha saputo sfruttare il ritrovato slancio mondiale nei mesi successivi al buio del lockdown globale, mettendo in cascina oltre 78 miliardi di dollari di surplus commerciale nel dicembre scorso, una cifra non soltanto superiore ai 47 miliardi dell'anno prima, ma la più alta dall'inizio (1981) della serie storica.

Insomma: le tagliole tariffarie di Donald Trump non hanno segato le gambe alle esportazioni (+18,1% su base annua). Ma c'è anche la domanda interna a testimoniare il vigore della recovery, con un riflesso benefico su uno dei settori più in sofferenza a causa del virus, l'automobile: +7,2% le vendite il mese scorso.

D'altra parte, la conferma del rafforzamento del ritmo di crescita dell'ex Impero Celeste arriva anche dall'ultimo Superindice Ocse, il «barometro» che anticipa l'andamento dell'economia nei prossimi 6-9 mesi. Ebbene, la Cina si è piazzata in dicembre a quota 100,6, con un aumento di quasi tre punti negli ultimi 12 mesi. Solo la Germania è riuscita a superare quota 100 (l'Italia è a 99,5, con un calo annuo allo 0,1), anche se il progresso nell'ultimo anno è ben meno pronunciato (0,99). Non poteva essere altrimenti, visto che Destatis (l'Istat tedesco) ha certificato ieri una caduta del Pil nel 2020 pari al 5 per cento.

Il Superindice sarà nei prossimi mesi suscettibile di forti fluttuazioni indotte dalle misure governative contro la pandemia. Ma un peso rilevante continueranno ad averlo le banche centrali, anche se la Federal Reserve sembra ormai aver messo in agenda il tapering, ovvero il ritiro graduale degli stimoli economici. Un rialzo dei tassi di interesse «non è a breve», ha comunque assicurato il presidente della Fed, Jerome Powell. La Bce continua intanto a ribadire la necessità di non far mancare il proprio sostegno, seppur Christine Lagarde abbia avvisato che l'intero ammontare del Pepp potrebbe non essere utilizzato. Già in dicembre, quando è stato deciso di alzare di 500 miliardi la potenza di fuoco del piano di acquisti contro l'emergenza pandemica, nel board qualcuno ha storto il naso.

È messo tutto nero su bianco nei verbali di quella riunione, in cui «diversi membri» puntavano su uno sforzo minore.

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