Economia

Confindustria: con così poche risorse la riforma del fisco non serve a niente

"Ripresa solo nel 2022". Imprese e sindacati uniti: meno tasse

Confindustria: con così poche risorse la riforma del fisco non serve a niente

La prima legge di Bilancio dell'era Covid non piace al imprese e sindacati. Nel primo giorno di audizioni sulla manovra sono emerse molte ombre e pochissime luci. Insufficiente la risposta alla crisi economica, appeso a un filo il futuro dell'economia. «L'Italia rischia di rinviare la ripresa al 2022», ha confermato il direttore generale di Confindustria Francesca Mariotti, parlando ai senatori e deputati delle commissioni Bilancio. La manovra è «espansiva», cerca «di tenere insieme l'obiettivo del contenimento degli impatti economico-sociali dell'emergenza con quello del rilancio degli investimenti per sostenere la ripresa post pandemica. Tuttavia, salvo alcune misure positive, gli interventi di più lungo periodo sulla crescita e la competitività del sistema industriale appaiono deboli e le principali scelte sono rinviate al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».

Il messaggio forte della confederazione guidata da Carlo Bonomi (nella foto) - riguarda il fisco. Mariotti definisce «timidi» gli interventi del governo in materia fiscale. Il riferimento è al fondo per la riforma, otto miliardi a valere dal 2022. «Esigue le risorse destinate a quella che viene definita la riforma dell'Irpef: al netto delle somme stanziate per la riforma sull'assegno universale e degli assegni alla famiglia (5 miliardi di euro), ammontano a circa 3 miliardi di euro nel 2022 e 2 miliardi nel 2023. Per un'imposta che apporta alle casse erariali circa 200 miliardi l'anno, si tratta di un margine di manovra dell'1%. Immaginare che con questa dotazione finanziaria si possa provocare uno choc della domanda interna nel Paese appare utopistico». Per Confindustria sarebbe «più efficace» agire sull'offerta. Quindi investire la stessa somma «in misure di sostegno alla competitività delle imprese e alla crescita economica, a partire dall'azzeramento dell'Irap». L'intervento sull'Irap al centro anche dell'intervento di Confapi, insieme a «un taglio deciso» alla base imponibile Ires e un'aliquota ridotta per gli utili reinvestiti. Confcommercio punta invece su un rafforzamento del fondo Ristori. La dotazione di 3,8 miliardi di euro per il prossimo anno «andrà certamente e fortemente rafforzata». Fare di più anche sulle moratorie fiscali.

Un fronte trasversale si è poi creato contro la sugar tax.

Assobibe, Confagricoltura e le sigle sindacali Fai Cisl-fai, Flai Cgil e Uila Uil hanno firmato un appello congiunto per chiedere al governo, l'eliminazione o il rinvio al 2022 della tassa sulle bibite, che aumenterà la pressione fiscale del 28%, metterà a rischio 80mila posti di lavoro a fronte di un gettito fiscale di poco meno di 100 milioni.

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