Portare la sede della Consob da Roma a Milano (dove è comunque presente con una succursale) come ha chiesto il sindaco Giuseppe Sala, è un pensiero condivisibile. In verità, preceduto a suo tempo dal governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni. Semmai, visto che parliamo della nostra capitale finanziaria e considerato che nel capoluogo lombardo opera la Borsa italiana, avrebbe dovuto essere così fin dal principio, secondo logica elementare. Tuttavia, quando si parla di Consob, francamente non pare essere quello logistico il nodo fondamentale da sciogliere.
Il problema vero riguarda la sua condotta di autorità di controllo soggetta negli anni a sviste e ritardi. Finanche a rimbalzi di responsabilità con la Banca d'Italia davanti a vicende ben poco edificanti, leggi Banca Etruria; ad esempio, Bankitalia che scrive alla Consob nel 2013 per segnalare le evidenti criticità dell'istituto, con un approfondimento sui bond subordinati. L'esito del non dialogo lo conosciamo: ritardi, opacità, incertezze, mancanza di chiarezza nella comunicazione. Tutto a scapito di quel che conta per davvero: verifiche rapide e massimo di efficienza. A farne le spese è soprattutto il risparmiatore. A tal proposito, non dimentichiamo che vi sono stati casi in cui Consob, venuta a conoscenza di rilievi non favorevoli a società forse, non ritenendoli oggetto di sua competenza, ne ha autorizzato comunque la quotazione. Assenza di chiarezza e rimpallo delle competenze. Risultato: paralisi.
Che fare, dunque? Prima di tutto occorre liberarla dalle pressioni politiche affidandola alla competenza dei soli tecnici: basta con le nomine dei partiti! Secondo, urge
una riforma complessiva delle autorità preposte ad assicurare la trasparenza dei mercati superando conflitti e sovrapposizioni di funzioni fra le stesse. I mercati non possono più permettersi authority fragili e confuse.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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