Consob al test dell'Opa Hitachi-Sts

La richiesta dei fondi di alzare il prezzo d'offerta diventa un caso su cui misurare i diritti delle minoranze in Italia

Sofia FraschiniDopo la bufera sulle banche, anche il caso finanziario di Ansaldo Sts potrebbe dare qualche grattacapo al governo Renzi. Un'operazione paragonata a «un bivio» difronte agli investitori istituzionali esteri sul delicato tema del rispetto delle minoranze nelle società quotate in Italia. Tanto da essere approdata fino all'International New York Times, che ha acceso un faro sulla questione che riguarda la vendita dell'ex gioiellino (quotato) di casa Finmeccanica nel settore ferroviario, Ansaldo Sts. Ceduta, insieme a una parte di Ansaldo Breda, ai giapponesi di Hitachi per rimettere in equilibrio i debiti della holding di Stato.Il Nyt parla di «diritti delle minoranze lasciati da parte», mettendo sotto i riflettori una vicenda che è ora in sospeso alla Consob. Tutto è iniziato con l'operazione di vendita dello scorso novembre. Dopo una lunga ricerca del partner più adatto, il governo ha scelto i giapponesi: a loro vanno alcuni asset di Ansaldo Breda e il 40% di Ansaldo Sts che, essendo quotata, dovrà passare per l'Opa, fissata a 9,5 euro ad azione con un premio del 22% sulla media dell'anno precedente. Nonostante questo, i fondi azionisti di minoranza capitanati da Amber e Bluebell Partners ritengono che il prezzo non sia adeguato (dovrebbe attestarsi secondo loro tra 14 e 15 euro) e hanno presentato richiesta di revisione alla Consob. Secondo i fondi la presenza nel pacchetto di vendita di Breda (che tra 2005 e 2014 ha registrato perdite per 2,4 miliardi) avrebbe compresso la valutazione di Sts facendo scontare le perdite Breda nel prezzo d'Opa anche ai soci di minoranza di Ansaldo Sts. Ipotesi che ha fatto spaccare a metà il cda di Sts, chiamato a valutare la congruità del prezzo. In una seduta fiume del 30 dicembre, 4 consiglieri indipendenti (Giovanni Cavallini, Giulio Gallazzi, Paola Giannotti e Bruno Pavesi) si sono pronunciati contro la congruità, 2 a favore (il vicepresidente Karen Boswell e l'ad Stefano Siragusa) e altri due «hanno ritenuto il corrispettivo si collochi in un range di congruità», una sfumatura fatta dai due indipendenti vicini a Hitachi, Mario Garraffo e Alessandra Piccinino, che viceversa avrebbe prodotto la chiara bocciatura del prezzo. In conclusione però il verdetto ha rivelato che per il cda il prezzo offerto è basso. Ora questo non ha alcun potere di veto, ma tra le minoranze cresce la speranza che la Consob possa intervenire al rialzo. La Commissione non è riuscita a esprimersi prima della partenza dell'offerta, il 4 gennaio. E interpellata anche ieri si è espressa con un «no comment». Forse si potrebbe ipotizzare un verdetto dalla prossima settimana, la prima «piena» dopo le festività. Guardando alle varie analisi sul prezzo la situazione resta comunque in bilico.

Secondo Merrill Lynch e Lazard, incaricate da tutto il cda, il prezzo di 9,50 euro è congruo, invece Royal Bank of Canada, advisor degli indipendenti, dice che il prezzo è basso. Rbc assegna alle azioni Sts un valore tra 10,09 euro e 11,54. E il mercato? Nonostante il disastro di Borsa, ieri il titolo ha chiuso sopra il prezzo d'Opa a 9,83.

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