Economia

Avete il conto cointestato? Quando si perde tutto

Alla morte di uno dei cointestatari, il 50% della somma in giacenza dovrebbe spettare all'altro titolare, ma ci sono dei casi in cui ciò non avviene

Avete il conto cointestato? Quando si perde tutto

Quando viene avviata la procedura giuridica della successione, a far parte dell'asse ereditario, vale a dire quell'insieme di beni, diritti e obbligazioni che possono essere trasferiti agli eredi, rientrano anche il denaro rimasto in giacenza su un conto corrente, o un libretto postale.

Per quanto riguarda il conto corrente cointestato, è doveroso precisare che al momento della morte di uno dei cointestatari, il denaro presente su sopracitato conto resta in parte all'altro titolare. Vanno quindi stabilite delle quote inerenti la rimanente parte della somma che saranno poi spartite fra gli eredi. In ogni caso, al momento della scomparsa di uno dei contestatari, solitamente gli istituti di credito procedono con il blocco del conto, così che non si verifichino dei movimenti prima che venga divisa l'eredità. L'altro cointestatario, infatti, possiede solo il 50% della somma, il resto deve essere diviso fra i vari eredi. Fra i casi presi in esame da Proiezioni di borsa, tuttavia, vi è anche quello in cui il denaro presente sul conto corrente non appartiene effettivamente ad entrambi i cointestatari, e quindi il titolare rimasto in vita non ha diritto alla sua parte.


Ecco un esempio

Solitamente un conto corrente cointestato viene aperto tra marito e moglie, o fra genitori e figli. Al momento della morte di uno dei contestatari, il naturale ragionamento è che almeno il 50% della somma in giacenza appartenga all'altro oppure agli titolari del conto, ma non sempre è così. Gli eredi, infatti, possono portare delle prove, che devono essere assolutamente precise ed inconfutabili, per dimostrare che il denaro non appartiene agli altri cointestatari. Per comprendere meglio ciò è necessario leggere la sentenza 8091/2014 della Corte di Cassazione, in cui viene dichiarato che la contitolarità del denaro può venire meno in caso di prova contraria. Il caso analizzato dagli Ermellini si era verificato in Lombardia. Un uomo aveva reso cointestataria del proprio conto la moglie, ma il denaro in giacenza proveniva unicamente dai suoi proventi professionali.


Il verdetto della Cassazione

La Cassazione aveva pertanto accolto il ricorso dell'erede, specificando che "l’apertura di un conto corrente cointestato non implica automaticamente il perfezionamento di una donazione indiretta". E ancora: "Il conto era stato acceso ex novo, privo di immediata provvista, ed era stato destinato ad essere alimentato con versamenti progressivi provenienti da uno solo dei cointestatari e frutto del suo lavoro". Ne consegue che "l’animus donandi non poteva essere riconosciuto sulla sola base di detta cointestazione".

Questo dunque uno dei casi in cui non è affatto detto che il 50% del conto cointestato spetti all'altro titolare.

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