La Consob e il Tribunale di Milano si dotano di una «linea rossa», prendendo il reciproco impegno di scambiarsi senza alcun indugio le informazioni raccolte sulle società quotate in Piazza Affari. L'accordo è riferito ai soli reati di «abuso di mercato», e quindi sostanzialmente ad «aggiotaggio» e «insider trading», ma vede la luce in un momento in cui è sempre più frequente assistere a indagini condotte a braccetto tra i giudici milanesi e la Commissione di Giuseppe Vegas. I faldoni in comune spaziano da quelli relativi all'ex galassia Ligresti al caso Bipiemme-Massimo Ponzellini; dal patto su Rcs dichiarato dal finanziere Alessandro Proto alla lettera con cui Salvatore Ligresti aveva presentato all'amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, i propri desiderata in cambio dell'avvenuta resa su Fonsai e la conseguente cessione della compagnia a Unipol.
Da qui l'elevato valore strategico e politico dell'alleanza stabilita ieri tra il terzo potere dello Stato e gli sceriffi della Borsa. La Procura di Milano e la Consob hanno infatti firmato un «protocollo operativo» per favorire un'accelerazione dello scambio d'informazioni nei procedimenti inerenti al «market abuse», alle manipolazioni del mercato. L'impegno nasce dalla necessità di sanare l'asimmetria finora esistente nella normativa, sancita in particolare dall'articolo 187 del «Tuf», dove si specifica che mentre la Procura deve informare «senza ritardo» la Consob delle evidenze raccolte, l'Authority ha l'obbligo di fare altrettanto soltanto entro la fine degli accertamenti.
Da qui l'opportunità della «linea rossa» per lo scambio di informazioni che suonerà sulle scrivanie di Vegas, del capo della Procura milanese, Edmondo Bruti Liberati e del responsabile del pool economico Francesco Greco. Non solo Vegas ha già auspicato che la collaborazione, avviata con il Tribunale di Milano per rilevanza territoriale rispetto alla Borsa, coinvolga presto altre Procure, a partire da quella di Roma. In pratica sarà un'operazione di sistema.
L'asse tra l'Authority e la Procura milanese «è una prassi instaurata da molto tempo che ora viene cristallizzata in un documento», ha comunque puntualizzato Vegas.
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