Il 2018 sarà un anno cruciale per le coop di consumo che stanno gestendo la rivoluzione del governo societario ma anche quella normativa sui prestiti sociali. Le danze sono iniziate con l'efficacia dello scioglimento di Finsoe, la storica holding a capo di Unipol: ora il 22,1% della compagnia bolognese è nelle mani di Coop Alleanza 3.0. Alla quota già posseduta direttamente dalla società cooperativa si è infatti aggiunta quella sistemata in una spa, chiamata Coop Alleanza 2, creata dopo la scissione. La Cooperativa Alleanza 3.0 ha inoltre siglato un patto di sindacato con le altre società cui sono state assegnate le azioni in precedenza in pancia a Finsoe che lega per tre anni poco più del 30% della compagnia guidata da Carlo Cimbri. Le coop hanno così sistemato il debito di quasi 500 milioni ereditato dalla vecchia cassaforte e assegnato ora ai suoi soci.
La struttura è stata completamente rivista ma continuano a proliferare le poltrone: in Alleanza 3.0 - la più grande cooperativa d'Europa con 2,2 milioni di soci nata nel 2016 dalla fusione tra Coop Adriatica, Estense e Consumatori Nord Est - il cda è composto da 31 membri che però non possono rimanere in carica per più di tre mandati consecutivi (ognuno dei quali dura tre anni) ed è affiancato da Commissione etica, Collegio sindacale e Commissione elettorale. Non solo. Il timone della grande Coop è affidato a ben tre amministratori delegati: Adriano Turrini, che è anche il presidente, Paolo Cattabiani e Massimo Ferrari. L'obiettivo, spiega la società sul sito Internet, «è garantire la specializzazione delle strutture, che operano congiuntamente per il raggiungimento degli scopi sociali». Negli ultimi giorni però dallo stesso sito, nella parte dedicata all'organizzazione, è scomparsa la suddivisione delle deleghe che campeggiava fino a qualche settimana fa, ovvero i servizi centrali e politiche sociali a Turrini, la Finanza e lo Sviluppo a Cattabiani e la gestione caratteristica a Massimo Ferrari. Alleanza 3.0 ha intanto razionalizzato il patrimonio immobiliare, vendendo a un fondo di Bnp Paribas Reim Sgr, cinque ipermercati e 40 supermercati. Completano l'operazione la cessione di due ipermercati, sempre a marchio Coop, a un fondo gestito dall'sgr Serenissima. La gestione dei negozi rimane comunque in capo alla Coop. Che dovrà anche affrontare le nuove norme sui cosiddetti «prestiti sociali», un tesoro da almeno 9 miliardi di risparmi degli italiani.
La legge di bilancio 2018, infatti, prevede che il prestito sociale possa essere impiegato solo per operazioni strettamente funzionali al perseguimento degli scopi istituzionali. Quindi le coop non possono essere enti che gestiscono il risparmio.
Il limite massimo dei prestiti, pari a tre volte il patrimonio netto, era già previsto da una delibera del 2016 di Bankitalia per le cooperative con più di 50 soci e ora assume il rango di legge. Se l'indebitamento nei confronti dei soci supera i 300mila euro e il patrimonio netto, il 30% deve essere coperto da garanzie reali o personali rilasciate da soggetti vigilati (come le banche).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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