Una bomba finanziaria e sociale senza precedenti per il Friuli Venezia Giulia, disinnescata in corner dal mondo delle cooperative e dalla discesa in campo del governatore e numero due del Pd di Renzi, Debora Serracchiani. La CoopCa (Cooperativa carnica di consumo) è stata ammessa al concordato preventivo dal Tribunale di Udine, nonostante un buco da 85 milioni e un'istanza di fallimento avanzata dalla Procura della Repubblica, che sul crac della centenaria coop friulana ha aperto un'inchiesta con dodici indagati. E nonostante un piano concordatario che gli stessi giudici definiscono «dalle oggettivamente limitate capacità satisfattorie e di successo», che mette sul tavolo appena 20 milioni a fronte di perdite d'esercizio che solo nel 2014 hanno raggiunto i 14 milioni.
Condizioni estreme che avrebbero probabilmente sbarrato la strada concordataria a qualsiasi altra azienda privata. «Non ci sono i numeri - conferma il legale dei soci prestatori, Gianberto Zilli - il mercato dice che l'azienda non vale niente, mentre il piano concordatario è lontano da dare soddisfazione ai creditori risparmiatori». La paura di un effetto domino dai risvolti imprevedibili all'interno di un modello cooperativo già in messo in ginocchio da inchieste e richieste di concordato che dilagano da nord a sud, la rabbia esplosiva di tremila titolari di libretto sparsi tra Friuli e Veneto, con 26 milioni di prestito sociale congelato, e il dito puntato contro una Regione che è deputata a controllare i conti: eccolo il fuoco di fila politico che rischiava di mettere a dura prova il sistema e la buona faccia dell'amministrazione regionale.
Da qui il tam tam febbrile tra Serracchiani, vertici delle coop e sindacati, senza contare gli appelli al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, per tentare il miracolo. Arrivato in extremis a pochi giorni alla scadenza della presentazione del piano, con una zampata di Coop Nordest che ha messo nero su bianco una decina di milioni per l'acquisto di qualche supermercato, a cui si aggiungono offerte risicate da Despar, Alì, Discount e Conad. In tutto, non si arriva, appunto, nemmeno a 20 milioni.
Cosa che aveva portato la Procura ad avvertire che «la proposta Coopca non è supportata dalla necessaria attestazione di fattibilità». Ora, scacciata l'ombra del fallimento, Serracchiani tira un sospiro di sollievo: «L'ammissione al concordato è un primo passo positivo, che apre alla possibilità di migliorare il piano di ristrutturazione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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