Così i vampiri del fisco distruggono i risparmi

L'Istituto Bruno Leoni: "C'è una repressione finanziaria". E la ripresa si allontana

Così i vampiri del fisco distruggono i risparmi

La Repubblica italiana, in barba al dettatto della stessa Costitituzione, «reprime» da anni i risparmi dei suoi cittadini, coprendoli di gabelle di ogni sorta. E il governo Renzi, con la legge di Stabilità, sta ulteriormente aggravando la situazione. L'accusa, circostanziata da toni accademici ma corroborata da richiami giudirici e grafici, è contenuta nello studio «Il risparmio in Italia, sempre più penalizzato», dell'Istituto Bruno Leoni, che si batte affinché i vertici dello Stato si muovano secondo una coscienza liberale.

A erodere il «tesoretto» è stata in particolare la progressiva voracità del fisco sulle rendite finanziarie, sino a far diventare l'Italia uno dei luoghi dove più viene torchiato il contribuente. Prendiamo qualche numero dal documento: la Penisola tassa i dividendi al 26% contro una forchetta che nel Regno Unito oscilla, a seconda del reddito, tra zero e 30,5% e si attesta al 21% nella mediterranea Spagna. Spesso all'estero le aliquote variano, inoltre, a seconda del tipo di investimento effettuato, riservando appunto un occhio di riguardo per quelli di lungo periodo e per la quantità dei stessi depositi, così da imprimere una certa «progressività» al sistema. In Italia, «nonostante la retorica» con cui governo e Parlamento hanno condito le stangate degli ultimi anni, «nulla è stato fatto per rendere le imposte sul riparmio progressive», attacca l'Istituto Bruno Leoni. E la Legge di Stabilità vuole annullare anche i piccoli vantaggi oggi esistenti per gli investimenti previdendiali. Tutto questo malgrado l'autogol della Tobin Tax sia sotto gli occhi di tutti, visto il calo degli scambi sui titoli soggetti a nuova tassazione. Senza contare l'aggravante della «discriminazione» operata dallo Stato a favore di Bot e Btp, semi-graziati dal fisco (l'aliquota è al 12,5%).

Il risultato macroscopico, sebbene quello italiano rimanga un popolo di «formichine», è stato un marcato ridimensionamento della propensione al risparmio negli ultimi dieci anni: dal 16,53% del 2004 al decisamente meno tondo 12,91% del 2013 e ancora più stridente rispetto al 22,55% del 1996 (il valore esprime il rapporto tra il risparmio lordo e il reddito disponibile, rettificato per la variazione del patrimonio netto delle riserve dei fondi pensione). La media dell'Unione europea, allargata a 28 Paesi, si ferma ancora più in basso (10,90) ma, ed è questo il fatto saliente per l'Ibl, visto che nei computer di Bruxelles il dato del 2004 era 11,59 perlomeno non c'è stato il tracollo registrato invece sulla Penisola. Lo studio denuncia quindi la «repressione finanziaria» in atto, peraltro esacerbata dalle ultime scelte dell'esecutivo.

Chiara dimostrazione di uno Stato che, grazie al «potere coercitivo» del governo, tutela più «il proprio debito che il risparmio» dei suoi cittadini. Tutto questo, è la conclusione, promette di fare danni anche sul costo della raccolta e quindi di contribuire a deprimere una economia reale già messa in ginocchio dalla crisi.

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