La pressione fiscale nel nostro Paese ha raggiunto livelli inauditi. Secondo i calcoli di Adubef e Federconsumatori,l’ammontare totale della spesa annuale per Iva, tassazione sulla casa, Irpef, accise, bolli, ticket e tasse occulte raggiunge i 17.020 euro per una famiglia media con un reddito di 34mila euro annui. "Questo vuol dire - affermano le associazioni - che le tasse mangiano mediamente il 50% del reddito familiare". Ed è soprattutto sul mattone che il Fisco si accanisce maggiormente. Secondo un attento studio del Sole 24Ore, infatti, in ben sette capoluoghi su dieci la Tasi sulla prima casa è più cara dell'Imu del 2012 mentre su seconde case, negozi e capannoni il conto è addirittura triplicato rispetto alla vecchia Ici.
Il giorno della verità è stato fisato al 16 dicembre. Entro quel giorno bisognerà pagare Tasi e Imu. Un saldo che fa venire i brividi. Perché, mentre per l'abitazione principale (su cui si pagherà "soltanto" la Tasi) il prelievo medio arriverà al 2,6 per mille, più del doppio rispetto agli standard fissati dalla legge all'1 per mille, sui fabbricati diversi dalla prima casa l'aliquota dell'Imu schizza oltre il 10 per mille. Una pressione fiscale inaudita, appunto, che aumenterà per il terzo anno consecutivo. Sugli immobili diversi dall'abitazione principale arriverà addiruittura a triplicare rispetto all'Ici. Basta leggere i dati elaborati dal Caf Acli per il Sole 24Ore per capire che la situazione è a dir poco drammatica.
Prendiamo Milano. Su un negozio-tipo il mix di Imu e Tasi sarà di1.069 euro contro i 290 pagati nel 2011. Il ché fa il 269% in più. E Roma? Su una casa affittata a canone libero si dovranno sborsare 2.012 euro rispetto ai 772 pagati con l'Ici. Anche qui ci troviamo dinnanzi a una sonora mazzata: +161%. "Al di là delle differenze territoriali, c'è un appiattimento delle aliquote verso il massimo che non lascia spazio per articolare davvero la tassazione: spesso le delibere contengono 15 aliquote, ma cambiano pochi decimali - spiega il direttore del Caf Acli, Paolo Conti - anche tra i contribuenti che si rivolgono ai nostri uffici, c'è la diffusa percezione che la Tasi abbia comportato silo un cambio di denominazione, ma non di sostanza. Di fatto - continua - l'unica vera distinzione riguarda la deducibilità dei due tributi dal reddito d'impresa che è totale per la Tasi e limitata al 20% per l'Imu".
Sull'abitazione principale le iniziali preoccupazioni sono state tutte confermate. In 71 capoluoghi sui cento presi in esame, infatti, l'imposta è più pesante rispetto all'Imu ideata dall'ex premier Mario Monti. In centri come Asti, Vibo Valentia, Crotone, Caltanissetta o Enna la casa tipo non ha pagato l'Imu nel 2012 grazie alle detrazioni fisse. Adesso si ritrovano a pagare la Tasi. In altre città, invece, la nuova imposta è arrivata addirittura raddoppiata se non addirittura moltiplicata da tre a sei volte.
"Se si abbandaonano i valori medi per entrare più nel dettaglio - spiegano Cristiano Dell'Oste e Gianni Trovati sul Sole 24Ore - emerge chiaro il paradosso che dal confronto con il 2012 escono penalizzate le abitazioni di valore fiscale più modeste, mentre quelle più 'pregiate' secondo il Catasto ottengono sconti consistenti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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