Economia

Cosa c'è davvero dietro l'aumento dei prezzi

La moneta unica è ai minimi storici da luglio 2020, mentre le continue chiusure dei Paesi a causa dell'emergenza sanitaria hanno provocato un rallentamento dell'approvvigionamento. Tanti gli investitori a ritenere il dollaro più sicuro

Cosa c'è davvero dietro l'aumento dei prezzi

In Italia si tende a parlare prevalentemente di Covid, specialmente ora che i toni si sono riaccesi per la diffusione della cosiddetta variante Omicron, ma l'Eurozona non sta affrontando solo una crisi di carattere sanitario: a preoccupare, infatti, è l'aumento dei prezzi e la condizione della moneta unica, che si trova ai minimi da almeno un anno e mezzo, ossia da quando il 5 luglio 2020 si attestò a quota 1,13 contro il dollaro.

Nella giornata di ieri, l'euro è arrivato a 1,1275, per poi risalire sopra il livello 1,13. Tutto ciò è principalmente dovuto alle preoccupazioni nutrite dagli investitori nei confronti della Bce, che dovrà fra l'altro presto riunirsi (si parla della metà di questo mese) per decidere le prossime politiche monetarie da intraprendere.

Gli analisti discutono sull'atteggiamento cautelativo della Banca centrale europea che, a differenza della Federal Reserve statunitense, considera temporanee le variazioni in crescita sui prezzi al consumo. "Sappiamo bene come l'attuale aumento dei prezzi sia doloroso specie per le persone a basso reddito ad esempio quando vanno al distributore", ha recentemente dichiarato Christine Lagarde, attuale presidente della Banca centrale europea, durante la diretta a un evento Reuters. "Vediamo il profilo dell'inflazione come una gobba e siamo fiduciosi che nel 2022 si avrà una discesa", ha aggiunto. Secondo Lagarde, insomma, l'inflazione scenderà nel corso del 2022, e saranno garantiti il controllo dell'inflazione e la stabilità dei prezzi. Una visione positiva, quella della Lagarde, che non ha però convinto molti investitori, i quali preferiscono il dollaro.

Ma cosa sta causando l'aumento dei prezzi? Ad incidere sull'euro è anche il rallentamento dell'approvvigionamento globale, dovuto in larga parte alle molte restrizioni e chiusure introdotte per rispondere alla dichiarata emergenza sanitaria. Tante le cose a mancare nei negozi e sugli scaffali dei centri commerciali, con una domanda da parte dei consumatori che invece si fa sempre più alta. Scarseggiano diversi beni di consumo: basti pensare che i prodotti lavorati in Cina vengono esportati con sempre maggiore ritardo. La speranza è che dal terzo trimestre del prossimo anno tutto torni alla normalità, o quasi.

Il rischio di contraccolpo, per i Paesi dell'eurozona, è concreto. La debolezza della moneta unica, se da un lato agevola le esportazioni, dall'altro peggiora le importazioni. A tal proposito, il governo italiano sta pensando di impiegare 2,8 miliardi di euro per mitigare l'aumento de prezzi. Tutto, insomma, è ancora da vedere.

Secondo le analisi della banca elvetica Ubs, si dovrà attendere il terzo trimestre del 2022 per sperare in un ritorno alla normalità. Fino ad allora, il cambio euro/dollaro continuerà ad avere fluttuazioni, anche se pare difficile che si arrivi addirittura ad una parità.

"Le incognite geopolitiche possono essere numerose", commentano gli esperti di Ubs, come riportato da La Stampa.

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