Parola d'ordine, sdrammatizzare: al G20 di Mosca, Mario Draghi ridimensiona a «chiacchiericcio» la guerra delle valute e cerca di limitare l'impatto dei numeri di Eurostat, che, proprio alla vigilia del summit, hanno certificato un crollo del Pil europeo senza precedenti. «I dati sono stati più negativi di quelli che ci aspettavamo - ammette-. Ma la situazione è di crescente stabilizzazione dell'attività economica, anche se su un livello basso, e vediamo segnali di fiducia. Assistiamo alla discesa degli spread e della volatilità». Secondo il numero uno della Bce, «la situazione si sta normalizzando, ma ci sono ancora fattori di fragilità che non ci permettono di dire che è tutto in ordine. Bisogna trovare la strada per avere più credito per l'economia reale, creando lavoro e producendo crescita». La ricetta di Draghi non cambia: «Bisogna dare la priorità al consolidamento fiscale e al pareggio di bilancio. Crediamo che il primo fattore di crescita nell'Eurozona siano le riforme strutturali e l'aumento della domanda che arriva dal settore privato».
E sulle riforme insiste anche l'Ocse che, nel suo rapporto «Obiettivo crescita», dedica un capitolo anche all'Italia, dettando, in piena campagna elettorale, le sue raccomandazioni in tema di tasse e occupazione. Il mercato del lavoro va riequilibrato, afferma l'organizzazione di Parigi,con una maggiore flessibilità in entrata e in uscita, riducendo il ricorso ai contenziosi legali e l'eccessiva tutela per alcune forme contrattuali: più che il posto di lavoro, bisogna proteggere il reddito perché solo così, spiega l'Ocse, si potrà migliorare la produttività. Sotto la lente dell'organizzazione finisce anche il fisco italiano, giudicato poco efficiente: il cuneo fiscale rimane alto sui salari bassi, mentre le leggi tributarie sono troppo complicate e l'evasione rimane alta. Evitare i condoni fiscali e tagliare le aliquote è la ricetta dell'Ocse per migliorare l'efficienza del sistema tributario. Inoltre, quando la situazione dei conti pubblici lo permetterà, il consiglio è di ridurre la tassazione diretta sul lavoro.L'obiettivo è sempre lo stesso: «Stimolare la crescita e creare occupazione». Ovvero la frase che tutti i partecipanti al summit - nonché il presidente Vladimir Putin, al suo debutto come padrone di casa - ripetono come un mantra: ma di proposte concrete, dopo la prima giornata di lavori tra i ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali delle 20 principali economie del mondo, si è visto ben poco. E difficilmente si vedrà, oggi, sostengono fonti interne: il comunicato finale del consesso, più che misure a lungo termine di sostegno alla crescita, potrebbe contenere un accenno all'altro tema caldo, la guerra delle valute, accesa dal deprezzamento dello yen. Ma si tratterà quasi certamente di un monito generico, sulla falsariga del G7, contrario alle manipolazioni sui cambi. «Parlare di guerre valutarie non ha fondamento», ha detto chiaramente la stessa Christine Lagarde, numero uno del Fondo monetario internazionale.
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