L'Italia rimane salda al suo posto di settima potenza industriale, ma ad essere "messa a rischio dalla profondità e dalla durata del calo della domanda" è la base produttiva. Un avvertimento lanciato dal Centro studi di Confindustria mette in guardia dagli effetti di una crisi che "ha già causato la distruzione del 15% del potenziale manifatturiero italiano".
Tra il 2009 e il 2012 sono state più di 55mila le imprese che hanno chiuso i battenti. Facendo un confronto con quante hanno aperto, il risultato resta comunque relativo è tocca -32mila. A scendere anche il numero degli occupati, che nel settore manifatturiero sono diminuiti del 10%, in quadro generale nel quale "le imprese italiane saranno probabilmente costrette a tagliare ulteriori posti di lavoro nei prossimi mesi". Il calo nel periodo 2007-2012 (539mila persone), rischia di sorpassare le 724mila unità perse tra il 1980 e il 1985.
538em;">Una situazione difficile, ma non del tutto drammatica, se è vero che Confindustria sottolinea anche le "ottime carte da giocare" che sono rimaste al paese, pur in difficoltà. La strada, segnata dagli stati "avanzati ed emergenti" è che "più manifatturiero uguale più crescita".
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