Firmata ieri al Ministero dello Sviluppo l'intesa per i siti Ilva di Taranto e Marghera. L'accordo tra azienda, sindacati e governo prevede il ridimensionamento dei lavoratori in cassa integrazione straordinaria entro un massimo di 3.300 unità, 3.240 per Taranto e 60 per Marghera da attuare con meccanismi di rotazione. L'accordo raggiunto prevede verifiche periodiche della gestione della Cigs in funzione dei volumi produttivi.
Nello stabilimento di Taranto 800 unità saranno a zero ore. A questi l'azienda garantirà una rotazione pari al 20% del tempo lavorabile nel quale i lavoratori effettueranno attività di formazione e riqualificazione professionale.
La procedura era stata avanzata originariamente dall'azienda per 4.984 lavoratori su un totale di oltre 10mila lavoratori interessati. Grazie alle risorse (24 milioni) già allocate nel decreto Mezzogiorno, approvato in via definitiva nelle scorse settimane, rimane invariato rispetto al 2016 il trattamento di indennità dei lavoratori, che in questo modo avranno garantito il 70% della retribuzione. Non ci sono invece disponibilità della Regione Puglia, come invece era successo per i lavoratori dell'Ilva di Genova, per l'integrazione del 10% della retribuzione. La cassa integrazione scatterà il 3 marzo, data ultima per la presentazione delle offerte vincolanti (e dei relativi piani ambientali) per l'acquisizione di Ilva.
In lizza, da mesi, ci sono due cordate che fanno capo da un lato a Cdp, Jsw Steel, Arvedi e Delfin e dall'altro ad ArcelorMittal e gruppo Marcegaglia. Le offerte saranno vagliate nei successivi 30 giorni. Azienda e sindacati hanno concordato incontri bimestrali al fine di verificare la corretta applicazione dell'accordo.
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